PORDENONE - È Mohamed Hosny, l’imam sospeso con quella che viene definita “contestazione disciplinare”, a puntualizzare quanto accade all’interno...
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Ma Hosny rimarca anche un altro importante punto quando scrive che «bisogna differenziare tra le quattro persone e la comunità araba e quella marocchina, comunità che io e tutti stimiamo molto e rispettiamo, anche perchè in tante occcasioni si sono dissociate dagli atteggiamenti di queste quattro persone». Le stesse che «sono state oggetto di decine di denunce anche da parte di tanti componenti della comunità, anche per numerose aggressioni fisiche».
Una situazione bollente anche perchè, e l’imam lo fa capire nemmeno tanto velatamente, gli appelli alle autorità non hanno sortito l’effetto desiderato. «Dopo le numerose denunce nei loro confronti, pare che le quattro persone abbiano interpretato male l’assenza di provvedimenti nei loro confronti . E questo - secondo l’imam - ha avuto effetti fortemente negativi per il clima del Centro islamico, causando il rischio di violenze più gravi. In particolare dalel aggressioni verbali sono passati a quelle fisiche». E l’imam Hosny conclude rimarcando che «ultimamente le stesse persone commettono ripetutatamente atti di violenza e poi vanno a denunciare le loro vittime, come accaduto il 17 marzo, il 25 e il 26 febbraio».
Sono tanti, troppi i segnali che qualcosa all’interno del Centro islamico non funziona e far finta di non vedere è sicuramente poco costruttivo, se non pericoloso. «Basterebbe rieleggere il direttivo dell’associazione che di fatto è decaduto due anni fa», ripetono in molti. Perchè una comunità deve essere rappresentata nel suo insieme con numeri che rispecchino le presenze nell’insieme. Ieri, attraverso il Gazzettino Daniela Dose, già referente del Gruppo interreligioso della Diocesi di Concordia-Pordenone, ha chiesto «l’intervento di un giudice». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino