Verona. Detenuti nascondono il cellulare in cella: poliziotto lo scopre e viene aggredito

Montorio
VERONA - «L'ingresso illecito di cellulari negli istituti penitenziari è ormai un flusso continuo». Così Donato Capece, segretario generale del...

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VERONA - «L'ingresso illecito di cellulari negli istituti penitenziari è ormai un flusso continuo». Così Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), che segnala l'ultimo episodio registrato nel carcere di Verona dove «è stato sequestrato uno smartphone e relativi accessori in una stanza occupata da due detenuti, uno italiano e l'altro straniero, che avevo entrambi in uso il telefonino».

La perquisizione ha avuto anche un epilogo violento: «Al momento dei controlli in cella, uno dei due detenuti ha aggredito un poliziotto e solo grazie all'intervento di altro personale non si sono avute conseguenze gravi - spiega Capece - Un plauso va ai colleghi della polizia penitenziaria che hanno condotto l'operazione, che operano sempre con estrema grande professionalità deontologica, preparazione e abnegazione, mettendo anche a rischio la propria incolumità». Per questo il sindacato auspica che la direzione del carcere di Montorio «provveda a segnalare al Ministero i poliziotti per una lode nonché per il trasferimento del detenuto violento, responsabile dell'aggressione all'agente».

Capece sollecita l'adozione di nuovi ed urgenti provvedimenti per inibire l'uso di strumentazioni tecnologiche nelle sezioni detentive. «Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d'ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati - spiega - La cosa grave è che denunciamo queste cose ormai da più di dieci anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa. Tra l'altro, è assurdo che gli apparecchi per accertare la presenza dei telefoni cellulari non vengano usati nelle celle, ma durante lo svolgimento delle prove d'esame scritte del personale di polizia che ambisce ad acquisire il grado superiore» aggiunge Capece. «Le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell'attività di contrasto all'introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato, nel Codice penale, per ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all'uso dei telefoni cellulari e degli smartphone».

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Il Gazzettino