Cavarzere, cinquantenne senza lavoro: «La mia casa è un bagno umido di due metri quadrati»

Cavarzere, cinquantenne senza lavoro - Foto di StockSnap da Pixabay
CAVARZERE - Da oltre un mese dorme in un bagno di due metri quadri: la testa ai piedi del water, il braccio appoggiato alla colonna del lavandino, i piedi che quasi toccano...

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CAVARZEREDa oltre un mese dorme in un bagno di due metri quadri: la testa ai piedi del water, il braccio appoggiato alla colonna del lavandino, i piedi che quasi toccano lo scaffale posto nell'antibagno. Dorme sopra una coperta che, ogni mattina, è intrisa di umidità, quasi gocciolante, perché in quel bagno non c'è riscaldamento. Per il cinquantenne cavarzerano che, da un giorno all'altro, si è trovato senza una casa, si tratta di un sistemazione provvisoria, certo. E pure fortunata, visto che l'alternativa sarebbe stata la convivenza in un appartamento pieno di rifiuti o la strada. Ma è una fortuna che non solo è destinata a finire nell'arco di poche settimane, ma che è pure un'umiliazione. «Ho chiesto aiuto a mio figlio racconta ma l'unica cosa che ha potuto fare è stata lasciarmi dormire in quel bagno, nel retro del negozio che sta sgombrando: un investimento andato male anche per lui». Una situazione, questa del cinquantenne, che ha radici antiche: una vita fatta di lavori precari e stagionali che non gli hanno mai permesso di sistemarsi; un matrimonio, trent'anni fa, in cui il rapporto con la moglie e con i suoceri, nella cui casa lui abitava, è progressivamente peggiorato, fino alla rottura definitiva, fino a diventare un senzatetto.


SERVIZI SOCIALI


«Ho chiesto aiuto al sindaco racconta mi ha mandato i Servizi sociali. E qui mi hanno detto che il Comune non ha un alloggio, anche provvisorio per me». Nulla di nuovo, in realtà. Le case popolari inutilizzate ci sono, ma non sono a norma. Dovrebbe sistemarle l'Ater, con cui il Comune ha una convenzione, ma i soldi li dovrebbe mettere il Comune, che ne è proprietario. Il Comune vuole vendere gli alloggi più compromessi e utilizzare gli introiti per mettere posto gli altri, ma le procedure vanno a rilento. «Ho chiesto una stanza al centro Bakita (una comunità alloggio temporanea, ndr) e mi hanno detto che è piena: due appartamenti, sette persone, che ci stanno da anni». Una stanza in albergo? «Non me l'hanno proposta. Forse costa troppo». L'unica offerta gli è arrivata da un altro sfortunato come lui, che sarebbe disposto a ospitarlo nel suo appartamento. «Sono andato a casa sua racconta è piena di rifiuti, perfino escrementi, e sporca: ho ringraziato e son venuto via». Anche questa una classica vicenda di marginalità sociale lasciata incancrenire. Il risultato finale, al di là di qualsiasi possibile giustificazione, è che il Comune non riesce a offrire un alloggio a un singolo senzatetto. «Ricevo piccoli aiuti, cibo e denaro, da parenti amici afferma il cinquantenne Tra qualche settimana potrei inserirmi nei lavori socialmente utili, 350 euro al mese, per un po' basterebbero, potrei pagare un piccolo affitto. Poi potrei trovare qualcos'altro ma mi serve un posto per dormire, anche solo una stanza, per darmi la possibilità di ricominciare».
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Il Gazzettino