Dopo la cavana bruciata, molotov lasciata in un altro capanno: tensione alle stelle tra i pescatori di Porto Tolle

PORTO TOLLE  - Asimov scriveva che la violenza “è l’ultimo rifugio degli incapaci”. A Porto Tolle, dopo la cavana incendiata nella notte tra il 15 e...

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PORTO TOLLE  - Asimov scriveva che la violenza “è l’ultimo rifugio degli incapaci”. A Porto Tolle, dopo la cavana incendiata nella notte tra il 15 e 16 novembre a Paolo Mancin, presidente della cooperativa Delta Padano e vicepresidente del Consorzio pescatori del Polesine, l’altra notte, si è verificato un altro l’atto intimidatorio nei confronti di un altro pescatore: una molotov è stata gettata contro il capanno.


A raccontare la vicenda è il sindaco Roberto Pizzoli: «Il pescatore è arrivato alle 7 al proprio pontile e ha trovato il lucchetto tranciato. Entrato nel capanno, ha notato che era sparito il lettore della videosorveglianza ed erano stati strappati i cavi delle telecamere. Cosa più grave, a terra c’era una bottiglia con del liquido con un pezzo di stoffa bloccato da nastro adesivo». Allertati, Polizia e pompieri hanno appurato che il liquido era infiammabile, benzina forse mista a un accelerante: se avesse preso fuoco il capanno sarebbe finito in cenere. Ma a quanto pare, questa volta, la volontà non era di distruggere, bensì di spaventare; non si sa con quanto fondamento, dato che il pescatore ricopre unicamente il ruolo di consigliere in una cooperativa minore.

SDEGNO E SOLIDARIETÀ

«Gli ho trasmesso la solidarietà della comunità - continua Pizzoli - Ho già sentito il Prefetto ed il Questore che stanno monitorando la situazione. Questi due fatti in Sacca sono solo la punta dell’iceberg di altre che stanno accadendo, come il furto di attrezzature. Sono atti che non servono a niente, se non a ledere una categoria: Porto Tolle e la pesca non sono questi, si tratta di elementi isolati che vanno individuati e fermati. Capisco che la tensione sia alta, ma invito tutti a moderare i toni, anche sui social dove a volte si portano le cose all’esasperazione. In questi giorni Scalera e Abate del ministero saranno a Bruxelles in cerca di misure che ci permettano di ristabilire gli equilibri».


«È sconvolgente – commenta Mancin, prima vittima di questa spirale d’odio - Non credo che uno dei nostri colleghi possa fare cose del genere, i pescatori sono lavoratori non delinquenti. Alla luce di questo ennesimo fatto però ho inviato una lettera al sindaco per chiedere di completare il lavoro di elettrificazione della Sacca. Abbiamo il cavidotto da anni ma non è ancora terminato l’intervento che potrebbe garantirci l’energia elettrica così da poter installare telecamere allacciate alla rete senza dover ricorrere alle batterie».


Il gesto è stato condannato da più parti: «Atto gravissimo – sferza la capogruppo di opposizione Cosetta Nicolasi - Queste condotte non devono trovare humus nella nostra terra che non si riconosce in questi comportamenti. Mi auguro che si faccia chiarezza al più presto, e che il Governo intervenga in maniera rapida per placare la bomba sociale che è esplosa per cause non riconducibili a noi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino