Addio a Catia, la guerriera atleta che combatteva il cancro

Catia Tommasin
PONTE SAN NICOLÒ - Ha lottato contro il cancro come una...

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PONTE SAN NICOLÒ - Ha lottato contro il cancro come una guerriera. Ma Catia Tommasin, 45 anni, residente a Ponte San Nicolò, non ce l'ha fatta. Infermiera all'Istituto oncologico Veneto di Padova, era anche una donna che amava la natura, la mountain bike e il mondo della corsa. Ieri mattina ha spento per sempre lo straordinario sorriso che l'ha contraddistinta soprattutto nei momenti più difficili della malattia. Catia aveva due sogni: vincere la malattia e portare a termine una maratona, raccogliendo con coraggio la sfida e farla propria. Per questo motivo, aveva partecipato al progetto Run for Iov, durante il quale però aveva già scoperto l'insorgenza del male. L'iniziativa era nata nell'autunno del 2015, grazie ad una ex paziente oncologica, Sandra Callegarin, che a sua volta ha creato una onlus, Run for Your Life Again, Ryla, composta da un team di ex pazienti dello Iov operate di carcinoma  mammario. Nel corso degli anni, il gruppo ha preso consistenza e le atlete, senza una precedente esperienza atletico-sportiva, si sono allenate con continuità negli impianti di Voltabarozzo, grazie al contributo di medici dello sport, nutrizionisti e psico oncologici, arrivando a partecipare alla maratona di New York del 2016. Per Catia, a causa del suo crudele destino, non è stato possibile realizzare il sogno di diventare una maratoneta. Ma l'eredità che ha lasciato non andrà dispersa. «Per cambiare le cose bisogna capire e dire chiaramente che la malattia non è una tragedia personale, ma un grosso problema di salute pubblica - hanno spiegato con commozione alcune amiche che hanno diviso con lei l'esperienza della corsa -. Un problema sul quale bisognerebbe forse investire per poter non solo proseguire con la ricerca sulle cure, che rimane fondamentale, ma per rendere davvero possibile una personalizzazione dei percorsi terapeutici, e offrire alle pazienti le risorse necessarie ad affrontarli dal punto di vista fisico e psicologico. E per farlo bisogna anche a partire da una narrazione più corretta, che comprenda la malattia nella sua complessità e che permetta alle donne di condividere le loro sacrosante speranze, di farsi forza l'una con l'altra, ma di riconoscere anche le criticità di un percorso difficile che a volte non lascia spazio all'ottimismo di cui ci piace parlare». Catia si era sposata nel 2018. L'addio struggente di suo marito Luca Barbuglio affidato ai social: «La donna che mi ha rubato il cuore ora è per sempre nel mio cuore».

Giancarlo Noviello Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino