Caterina Zanirato, una polesana in bici sulla strada dei samurai

Caterina Zanirato, una polesana in bici sulla strada dei samurai
ROVIGO - È polesana la non giapponese ad aver percorso in bici la strada Nakasendo, antico percorso che unisce Kyoto e Tokyo, risalente al periodo Edo (1603-1868), che...

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ROVIGO - È polesana la non giapponese ad aver percorso in bici la strada Nakasendo, antico percorso che unisce Kyoto e Tokyo, risalente al periodo Edo (1603-1868), che tuttora attira migliaia di pellegrini a scoprire la storia feudale giapponese. A percorrere i circa 600 chilometri di strade asfaltate e sterrate tra i monti e 69 città postali che permettevano le comunicazioni nell'antico impero e quasi tutte architettonicamente conservate, è stata Caterina Zanirato, giornalista e appassionata di bici.


Tra case in legno, sale da the che ospitano i pellegrini lungo i passi di montagna, mulini a vento, strade ciottolate chiuse ai mezzi a motore, nessun cavo elettrico, Zanirato ha conosciuto i luoghi di transito di samurai cui affidare le comunicazioni e Daimy (signori feudali) con le famiglie. Non è stato un tragitto facile, con complessivamente 6.600 metri di dislivello spesso su sterrato. Per riuscirci Zanirato si è allenata durante l'estate e ha percorso la strada Nakasendo con una bici gravel firmata Guerciotti, portata dall'Italia, equipaggiata di un bikepacking leggero e materiale tecnico fornito da RideXtreme di Este. Il percorso tra Tokyo e Kyoto è stato portato a termine in 7 giorni, con tappe di circa 100 chilometri al giorno, ricevendo un attestato per essere stata la prima straniera ad averlo portato a termine in bici nella città postale di Unumajyuku, a circa 140 chilometri dall'ingresso a Kyoto.Oltretutto ha dovuto anche studiare un po' di giapponese per affrontare le evenienze di un simile viaggio.


LE PAROLE


«Sono molto stanca, psicologicamente e fisicamente, ma felice, ho il cuore pieno di emozioni - racconta Zanirato - attraversare le montagne giapponesi in autunno significa immergersi nei colori autunnali degli aceri e degli alberi di gingko, che accendono ogni panorama di un rosso e di un giallo brillante. Conoscere la cultura rurale giapponese, oltre che la sua storia millenaria, è sempre stato il mio sogno e grazie a questo viaggio sono riuscita a connettermi con la vera essenza di questo affascinante paese, imparando la lingua, studiando le loro usanze e arrivando a saper indossare un kimono per celebrare il risultato ottenuto. Il fatto di essere stata la prima straniera mi rende orgogliosa», Il viaggio, oltre che essere raccontato sul profilo Instagram, diventerà un libro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino