GUARDA VENETA - Le canne in canonica avevano fatto finire nei guai un catechista, così come altri cinque ragazzi, quattro dei quali all’epoca minorenni, ritenuti...
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TESTIMONIANZA
Nel corso del processo e, in particolare, nell’udienza di luglio, le testimonianze di alcune delle ragazze che frequentavano il dopocresima, hanno minato la tenuta della ricostruzione accusatoria. Anche per questo, per Martins, era stato lo stesso pm Sabrina Duò a chiedere l’assoluzione. Non per il catechista, per il quale aveva chiesto invece una condanna a ben 4 anni e 9 mesi. Il tutto risale a ormai sei anni fa: durante l’estate 2014 il gruppetto di ragazzine che si ritrovavano in parrocchia, aveva iniziato a fumare qualche spinello di “maria”, acquistata da altri ragazzi all’uscita di scuola o grazie al passaparola fra giovanissimi, anche in altri luoghi di Rovigo, come l’autostazione delle corriere, in piazza Fratelli Cervi. Sono stati alcuni genitori a far venire a galla la questione ad inizio 2015, interessando anche l’allora vescovo Lucio Soravito de Franceschi, nonché la Questura, dando quindi il via alle indagini della Squadra mobile.
I GENITORI
Attraverso gli interrogatori e con l’intreccio dei tabulati telefonici, la polizia era riuscita a ricostruire una sorta di “geografia” della compravendita di marijuana che veniva acquistata dopo aver fatto “colletta” e poi consumata dalle sette giovani ragazze, anche nel cortiletto antistante la canonica. Quattro giovani, ritenuti essere fra i venditori, non avendo all’epoca ancora compiuto 18 anni, furono denunciati alla Procura per i minori di Venezia. Dolfini e Martins, invece, erano stati indagati dalla Procura di Rovigo.
LEGALI SODDISFATTI
L’avvocato Monica Pedriali non nasconde la soddisfazione per la sentenza: «Siamo sempre stati convinti che sarebbe arrivata un’assoluzione e della fondatezza delle nostre ragioni, ancor più alla luce dell’istruttoria dibattimentale. Dolfin: non aveva la disponibilità della canonica e non era certo lui a rifornire le ragazze, che fra l’altro si ritrovavano nel cortile, uno spazio aperto».
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Il Gazzettino