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Quante volte capita di sentire l'espressione: "I ragazzi non sono più come una volta"? Un fatto di cronaca, qualche atto vandalico oppure espressioni verbali volgari fanno esclamare il mondo adulto che sembra alieno a questi fenomeni. Anche i vescovi italiani si sono interrogati su cosa stia accadendo al mondo giovanile: nell'ultima sessione del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana svoltosi a Roma in settimana, si è parlato anche di questo disagio. Anche se in Italia abbiamo la presenza del Vaticano e del Papa, la Chiesa italiana ha una sua autonomia come tutte le Chiese nazionali ed è coordinata da un cardinale presidente, da commissioni e consigli.
Presiede il cardinale Zuppi di Bologna coordinato da un consiglio permanente che conta una trentina di vescovi di tutta Italia eletti tra gli oltre duecento italiani.
Anche Gesù nel Vangelo non è in pace: racconta di due fratelli dal carattere opposto che affrontano la vita in modo estremo. Chissà quante domande nascono nel cuore dei nostri giovani e non trovano adulti che le ascoltino. Gesù accusa il suo tempo affermando che i suoi amici non l'hanno ascoltato e invece i ladri e le prostitute sì. Non serve leggere i dati della Polizia per vedere quanto si sia imbarbarita la nostra società. Questo è il tempo degli adulti che sanno intervenire, prevenire ed educare e ove necessario "castigare".
Questa espressione significa rende puro e quindi correggere. Come possiamo correggere questi ragazzi? Se non riusciamo a farlo abbiamo fallito come società e non ci resta che ricominciare, imparando magari da loro, dai loro linguaggi e modelli perché in essi vi è la chiave educativa per correggere il tiro. Perché se le cose vanno a rotoli è anche colpa nostra ed è chi viene dopo di noi che ci deve correggere se abbiamo usato o abusato in ambiente, economia, valori, politica e religione. Nessuno escluso, perché è vero anche che "gli adulti non sono più quelli di una volta".
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