Venezia. La scelta di Paola stroncata dalla malattia: la casa in centro storico non sarà affittata ai turisti ma donata a chi ne ha bisogno

L'alloggio ospita due studentesse afghane

Corte Castello a Venezia
VENEZIA - Un appartamento nel cuore della città, in corte del Paradiso a Castello, donato a Fondazione Elena Trevisanato per divenire un luogo d'accoglienza. Uno spazio...

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VENEZIA - Un appartamento nel cuore della città, in corte del Paradiso a Castello, donato a Fondazione Elena Trevisanato per divenire un luogo d'accoglienza. Uno spazio strappato agli affitti turistici: una scelta che va controcorrente rispetto alle leggi di mercato, ma che ha un alto valore sociale. Un po' come quella di Marcello Strozzi, il giudecchino che ha rifiutato offerte di bar e ristoranti per trasformare in una libreria il negozio della mamma parrucchiera, chiuso da anni. Piccole scelte, probabilmente isole in mezzo al mare, ma che raccontano comunque di una città che non si svende a tutti i costi.

IL TESTAMENTO

Stavolta, il progetto solidale riguarda Marilisa Zanini, sorella di Paola, venuta a mancare 5 anni fa dopo una lunga malattia che ha condizionato non poco la sua vita. A causa del morbo di Hodgkin da un lato, per un tumore all'esofago dall'altro.
Ed è stata proprio Paola, poco prima di morire, a chiedere che quella casa acquistata con l'aiuto prezioso di un'amica che le aveva fatto un prestito fosse data in dono a chi avesse bisogno. Un testamento a cui Marilisa ha tenuto fede, mettendosi in contatto con una Fondazione veneziana impegnata in 6 aree d'intervento, sia in Italia che in Etiopia: acqua, agricoltura, emancipazione femminile, integrazione, istruzione e sanità. Quindici anni di storia, contraddistinti da oltre 50 progetti portati a termine e da 360mila persone che ne hanno beneficiato.
Alla cerimonia d'inaugurazione ha preso parte anche don Nandino Capovilla, che ha benedetto gli spazi di Casa di Paola alla presenza delle due universitarie afghane che ora la abitano: Parvin Yavari, iscritta all'Università di Padova, e Atefah Kooshki, studentessa di Ca' Foscari, entrambe di religione musulmana e arrivate in città a settembre e gennaio.

AFFITTO SIMBOLICO

«Per coloro che si sono aggiudicati la borsa di studio spiega la presidente della Fondazione, Liliana Miatello chiederemo un affitto simbolico, affinché si responsabilizzino e siano invogliati a trovare un lavoretto. L'obiettivo infatti è quello di un accompagnamento graduale all'autonomia». Niente locazione turistica, questa è una certezza.


«Via via accoglieremo qui chi ha bisogno, che si tratti di una famiglia veneziana o immigrata» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino