Capitan Alex Del Piero vince in Cassazione il match decisivo nella partita per lo sfruttamento illegale della sua immagine che un centro studi, l'Ime, gli aveva "rubato" nel...
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Per lo scippo subito, l'ex attaccante juventino trevigiano doc (è nato a San Vendemiano), nome pulito del calcio italiano, ha ottenuto il diritto ad essere risarcito con 258 mila euro, cifra che sarebbe stata «presumibilmente» - scrive la Suprema Corte - quella che il bomber bianconero avrebbe chiesto per l'utilizzo commerciale del suo volto finito nel giugno di 15 anni fa negli spazi pubblicitari di due quotidiani nazionali. A sua insaputa e gratis.
Con la sentenza n.20887 gli 'ermellini' hanno respinto il ricorso con il quale l»Istituto multidisciplinare europeò - Ime - contestava la condanna a risarcire inflittagli dalla Corte di Appello di Ancona nel 2011. I giudici di merito avevano accolto la richiesta economica del 'Pinturicchio', nome con il quale Gianni Agnelli aveva ribattezzato l'attaccante ex Padova erede di Roberto Baggio 'Raffaello'. La pubblicità incriminata - riassume la Cassazione - «raffigurava due personaggi su un campo di calcio, di cui uno identificabile in Del Piero: il testo di apertura recitava 'Alex 0, Luigi 8, Luigi è iscritto allo stesso anno di Alex e nella stessa facoltà. Alex non ha dato nessun esame, Luigi nello stesso anno ne ha superati otto. Luigi è uno studente Ime, Alex no'».
L'Ime si è difesa, davanti agli 'ermellini', sostenendo che non era necessario il consenso «trattandosi di pubblicità comparativa» e ha chiesto che fosse Del Piero ad essere condannato a risarcire perché da testimonial Cepu «aveva fatto credere di essere iscritto all'università, ingenerando confusione tra i consumatori e sottraendole fette di mercato».
Sperando di ribaltare il risultato in 'zona Cesarini', l'Ime ha insistito sul fatto che si sarebbe trattato di una lecita campagna pubblicitaria che metteva a confronto due diversi prodotti, e poi che Del Piero non aveva subito danni morali o patrimoniali. Secondo l'Ime, nemmeno un euro era dovuto ad Alex. Tanto più che l'ex numero dieci era ben consapevole in quel periodo - quando era uno dei migliori marcatori del campionato - di non avere né «il tempo materiale né la volontà di iscriversi ad alcuna università».
Argomenti che la Cassazione non ha voluto sentire: ha ritenuto che l'Ime abbia oltrepassato i limiti del fair play pubblicitario.
Il Gazzettino