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UDINE - La premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani saranno sentiti dal Gup di Roma nel processo nei confronti dei quattro 007 egiziani imputati per l'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Meloni e Tajani, all'udienza del prossimo 3 aprile dovranno riferire sulla disponibilità a collaborare con l'Italia espressa nelle scorse settimane dal presidente egiziano Al Sisi. La richiesta è stata avanzata oggi in aula dal legale dei genitori di Regeni, Alessandra Ballerini.
Nel corso dell'udienza davanti al gup di Roma Roberto Ranazzi, il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco ha spiegato che nonostante le nuove ricerche affidate ai Ros e alla Digos, il quadro della situazione sulle notifiche degli atti del processo da consegnare ai quattro 007 egiziani è rimasto «inevaso».
«Alla luce delle dichiarazioni rese ai media dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani circa le rassicurazioni, o addirittura sono state chiamate "promesse", ricevute dal presidente Al Sisi che avrebbe garantito che risolverà la situazione eliminando gli ostacoli che ci impediscono di iniziare questo processo per il sequestro le torture e l'uccisione di Giulio, abbiamo chiesto di sentire la premier Meloni e il ministro degli Esteri per avere ragguagli su tempistiche e modalità di queste soluzioni». Così Paola Deffendi e Claudio Regeni, genitori di Giulio Regeni, con l'avvocato Alessandra Ballerini al termine dell'udienza davanti al gup di Roma nel processo nei confronti dei quattro 007 egiziani imputati per l'omicidio del ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. «Anche la Cassazione ha ribadito che il superamento della situazione impeditiva per la partecipazione degli imputati al processo appartiene alle autorità di governo - ha aggiunto Ballerini - Noi vogliamo credere di vivere in uno Stato di diritto che tutela i suoi cittadini e non abdica alle sue responsabilità». La decisione presa oggi dal giudice, ha concluso la legale di famiglia, «è il meglio che si poteva ottenere».
La mamma
«A noi piacerebbe sottolineare che quello che è successo a Giulio non è un affare di famiglia, perché un Paese che non riesce a fare giustizia su quello che è successo a Giulio diventa un paese che non dà sicurezza ai propri cittadini» ha detto la mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi, in un'intervista andata in onda questa sera sui Rai3.
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