MESTRE - Simula con la famiglia di essere stato vittima di rapimento per nascondere il debito di gioco: scoperto dai carabinieri che hanno denunciato un operaio 38enne, residente...
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All’ora di cena del giorno precedente il figlio, già preoccupato ed alla ricerca del genitore, aveva ricevuto una telefonata inquietante. All’altro capo del telefono il papà gli diceva infatti di essere “prigioniero” di alcune persone, di avere solo pochi minuti per parlare, di non contattarlo e soprattutto non chiamare i Carabinieri, fine delle trasmissioni. Le circostanze – come si capisce – sono già sospette, ma i carabinieri decidono comunque di prendere sul serio la formale denuncia presentata e attivano le ricerche dell’uomo. Grazie alla localizzazione del telefono scoprono così che chiunque abbia in possesso il terminale è passato prima da Verona, poi da Milano e quindi adesso si trova a Firenze. Le celle agganciate sono però quelle nei pressi delle rispettive linee ferroviarie. La storia del rapimento è sempre più debole.
Nemmeno il tempo di concludere le prime verifiche sul posto, e l’uomo in tarda serata – evidentemente pentito e resosi conto del meccanismo che aveva scatenato – si fa vivo con la famiglia e, tornato dalla Toscana, si presenta ai carabinieri. I militari, già perplessi della ricostruzione dei fatti, raccolgono le dichiarazioni dell’uomo che però, non sembrano reggere dinanzi all’esperienza di chi da tempo svolge quel lavoro di investigatore. E così, dopo estenuanti opere di sensibilizzazione portate avanti dal personale della Stazione Carabinieri di Mestre, l’uomo confessa di aver speso buona parte del denaro della “caparra” al gioco.
Messo alle strette dalla scadenza per l’acquisto della licenza, ha pensato bene di inscenare il rapimento, sperando in non si sa bene cosa, suscitando invece, oltre alla comprensibile preoccupazione della famiglia, l’attivazione della complessa macchina delle ricerche ed indagini di polizia. Il tutto è stato quindi segnalato alla Procura ove verrà valutata la sua posizione eventualmente anche per procurato allarme.
L’occasione - spiegano dall'Arma - unita all’analogo caso registrato in settimana a Spinea con il nipote che deruba la nonna e la induce così a denunciare un furto fantasma, è favorevole per richiamare l’attenzione sull’importanza di non inscenare alcun tipo di reato, condotta che può portare a conseguenze imprevedibili, di portata imponderabile e che fatalmente si ritorcono contro sé stessi con una denuncia penale a carico.
Il Gazzettino