Zlt occupa la Piave e la chiama Django «per rompere le catene e risvegliare»

Zlt occupa la Piave e la chiama Django «per rompere le catene e risvegliare»
TREVISO - Il nome non è stato scelto a caso: Django, lo schiavo liberato. Dopo dodici giorni passati a pulire e a sistemare, ieri il collettivo Ztl ha ribattezzato l'ex...

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TREVISO - Il nome non è stato scelto a caso: Django, lo schiavo liberato. Dopo dodici giorni passati a pulire e a sistemare, ieri il collettivo Ztl ha ribattezzato l'ex caserma Piave "Cso Django". Un atto simbolico: nelle undici occupazioni precedenti, infatti, il gruppo non aveva mai dato un nome agli stabili «liberati». Nemmeno all'ex Telecom, punto di partenza della battaglia iniziata oltre due anni fa.




Quella dell'ex Piave non è un'occupazione temporanea. Qui il collettivo ha deciso di rimanere. Così ha dato un nome alla sua nuova casa. Da Ztl Wake up si passa a Cso Django. «Per noi è uno spartiacque - spiega Gaia Righetto, una dei portavoce - siamo qui per dire che qui restiamo». Come mai Django? La scelta non è stata casuale. I riferimenti vanno dal film del 1966 di Corbucci a quello del 2012, Django Unchained, di Tarantino. Nel logo disegnato dagli attivisti si vede proprio una catena e un lucchetto che salta: il "Django Unchained" di Tarantino e il film di Corbucci del 1966 sono indicativi.



"Il nome rimanda a chi non accetta la subordinazione a qualcuno. Ma senza prenderci troppo sul serio, in questo spazio vogliamo portare avanti battaglie politiche, certo, ma pure aprire al divertimento». Dietro a quel nome c'è anche altro. Come il riferimento al nickname di Jean Reinhardt, chitarrista belga. In lingua romaní, parlata da rom e sinti, Django significa «Io risveglio». Esattamente come l'invocazione contenuta nel titolo della canzone dei Disturbati dalla CUiete: «Cara città Wake up». Pezzo indirizzato a Treviso scritto da Alberto Feltrin, Abe, che per il collettivo è diventato praticamente un inno già dai tempi della Rete facciamoci spazio.



Sul Cso Django, però, aleggia lo sgombero. Ieri lungo via Monterumici sono stati affissi dei cartelli di divieto di sosta per oggi e domani. Ufficialmente per permettere dei lavori di sistemazione della strada. Ma i ragazzi temono che non siano altro che i preparativi per l'arrivo delle polizia in antisommossa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino