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L’intenzione, purtroppo per le tante famiglie che in queste settimane sono in attesa di novità non proprio buone, era già stata messo su bianco: le case di riposo del Friuli Venezia Giulia, strangolate dal caro bollette e in vista di un autunno particolarmente complicato, erano tutte pronte a mettere mano alle rette giornaliere. C’è però un ostacolo, tra il dire e il fare. E nel dettaglio è un provvedimento regionale, che di fatto congela i possibili aumenti a quota un euro e 50 centesimi al giorno. La protesta (o meglio la pressione) dei direttori delle strutture però ha avuto successo, e ora si assisterà di fatto a un via libera agli aumenti. Già prossimamente.
LA SCELTA
La notizia arriva direttamente dai piani alti dell’amministrazione Fedriga. Gli stessi piani alti che in epoca Covid avevano legato gli aiuti (copiosi) destinati alle strutture per anziani piegate dai costi extra per la gestione dell’emergenza pandemica proprio a un congelamento degli aumenti delle rette.
COSA SUCCEDE
Alla fine, sono come degli alberghi. Non ci si va per una vacanza, ma generalmente si passano lì gli ultimi anni (auspicabilmente tanti) della propria vita. I costi di gestione, però, sono più o meno gli stessi. Ci sono cucine, acqua calda da garantire, stanze da riscaldare. Anzi, vista la tipologia degli ospiti, si può tranquillamente parlare di costi ancora maggiori. Il punto, però, è che si tratta di strutture che non possono assolutamente chiudere. Ne va della salute di una fetta di popolazione - quella anziana - che costituisce una buona parte della cittadinanza. L’aumento dei prezzi energetici, però, ora minaccia da vicino proprio quelli che sono architravi dell’assistenza: le case di riposo. Con il rischio concreto che a costare di più sia a conti fatti la vecchiaia stessa.
I numeri rischiano di essere semplicemente insostenibili. A San Vito, ad esempio, le utenze della casa di riposo (si tratta di uno dei poli più grandi del Friuli Occidentale, se si parla di assistenza agli anziani) costano circa 350mila euro l’anno. Se arriverà il raddoppio (ma in realtà gli aumenti minacciano di essere anche più cospicui) si rischierà di sfiorare il milione di euro solamente per mantenere “accesa” la casa di riposo. E non si tratta di fabbriche o abitazioni, dove si possono abbassare i gradi del termostato. Le condizioni di fragilità della maggior parte degli ospiti non lo permetterebbero. I due poli pordenonesi, invece, adesso totalizzano circa 220mila euro solamente di bollette. E il rutto al netto dei rincari previsti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino