Pordenone, case popolari: torna la polemica per gli affitti agli stranieri

Pordenone, case popolari: polemica per affitti a stranieri
PORDENONE - Torna la polemica sulla norma che regola gli affitti nelle case popolari in Friuli Venezia Giulia. «Una nuova ordinanza di un tribunale accerta e dichiara il...

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PORDENONE - Torna la polemica sulla norma che regola gli affitti nelle case popolari in Friuli Venezia Giulia. «Una nuova ordinanza di un tribunale accerta e dichiara il carattere discriminatorio della condotta tenuta dalla Regione nell'annosa questione della documentazione aggiuntiva richiesta ai soli cittadini stranieri per l'accesso alle misure previste dalle politiche abitative regionali». Lo sottolinea la consigliera regionale del M5s, Ilaria Dal Zovo, che aggiunge: «Stavolta è successo a Pordenone, dove il giudice boccia inoltre le modifiche introdotte dalla giunta nel regolamento regionale in quanto non rimuovono la discriminazione, ma la riaffermano secondo nuove modalità. In un'ordinanza del 5 dicembre scorso, anche il tribunale di Pordenone giudica discriminatori i bandi della locale Ater per l'assegnazione di alloggi in edilizia sovvenzionata, ordinando alla Regione la modifica delle norme in materia. A novembre sono state approvate dal centrodestra, in Commissione, le modifiche al regolamento per l'accesso alle case Ater, ma per il giudice i recenti cambiamenti sono inadeguati a rimuovere la discriminazione. Il tribunale conferma quanto avevamo dichiarato in occasione del voto alle modifiche sul regolamento. L'obbligo, per i soli cittadini extra Ue, di presentare documenti che attestino l'assenza di proprietà immobiliari nei Paesi di origine e di provenienza è contrario al principio di parità di trattamento tra cittadini comunitari e stranieri. Le politiche abitative del centrodestra continuano dunque a muoversi lungo binari discriminatori che colpiscono i segmenti della società più fragili, scatenando una guerra tra poveri. Chissà se questa ennesima ordinanza consiglierà a chiudere quella che gli stessi consiglieri di maggioranza hanno definito una schermaglia giuridica».


«Nessuna politica ideologica e di parte, soltanto buonsenso e piena coerenza fra le proposte votate dai cittadini e le politiche attuate una volta al governo - ha replicato il consigliere regionale leghista Elia Miani -. Con gli strumenti a nostra disposizione, facciamo il possibile per riaffermare dei principi che riteniamo corretti».


 

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Il Gazzettino