Case popolari, in quel condominio botte, minacce e aggressioni: «La figlia di quella famiglia mi disse "ti massacro di botte"»

Case popolari, in quel condominio botte, minacce e aggressioni
TREVISO - «Andate via, tanto non la apro. Se non ve ne andate chiamo l'avvocato». Lori, la donna accusata di aver prima minacciato e poi aggredito la famiglia...

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TREVISO - «Andate via, tanto non la apro. Se non ve ne andate chiamo l'avvocato». Lori, la donna accusata di aver prima minacciato e poi aggredito la famiglia Pinto, risponde da dietro la porta del suo appartamento al secondo piano di via Bianchini 12, la palazzina dove le convivenza pare un'utopia. Inutile tentare di intavolare un discorso. La risposta che arriva dall'uscio chiuso è perentoria: «Andate via». Tra le sette famiglie che vivono distribuite su tre piani i rapporti sono a dir poco tesi. I residenti, dopo aver visto la polizia arrivare domenica sera, ora si sfogano. Passando da un piano all'altro accuse e recriminazioni si rincorrono. E da marzo, quando è arrivata l'ultima famiglia rom sulla spinta dell'emergenza abitativa, la situazione è peggiorata.

Minacce e aggressioni nelle case popolari

«Hanno minacciato pure me», racconta Jessica Mabiglia, inquilina del terzo piano. «Una sera, alle tre di notte, stavano facendo confusione in giardino e allora ho aperto la porta per chiedere che la smettessero. La figlia è venuta su da me per minacciarmi dicendomi che se mi fossi lamentata ancora mi avrebbe massacrata di botte». Come Roberto Pinto e la moglie, Roberta Gobbo, anche Mabiglia accusa la mancata osservanza delle regole condominiali. «Di notte spostano i mobili, anche fino alle cinque del mattino, fanno confusione, tengono la musica alta e litigano anche». Ma l'ultima famiglia, quella entrata in rotta di collisioni con Pinto, è arrivata nel condomino di via Bianchin da poco più di due mesi e invece i problemi e i litigi non sono certo cosa nuova tra le mura del palazzo. «È difficile vivere in questo condominio spiega Nikoletta Posvancz, che sta al terzo piano insieme al marito e ai figli ci sono già molti problemi e in più si aggiunge uno degli inquilini che vive al piano terra, una signora che mette ancora più benzina sul fuoco». E si riferisce a una seconda famiglia che, secondo l'opinione di altri condomini, avrebbe fomentato ulteriore discordia tra gli abitanti del palazzo, andando ad aggravare situazioni già di per sé complesse. E non solo; si sarebbe inoltre più volte rivelata protagonista di scontri con altri condomini, arrivando addirittura a minacciare e percuotere Jessica Mabiglia.


Botte fra condomini

«Già prima che arrivassero i nuovi inquilini c'era una signora che mi ha picchiato due volte» continua a raccontare Mabiglia, tra un sospiro e l'altro. «Mi ha creato problemi gravi, un trauma cranico e mi ha rotto anche un braccio. Il Comune sa tutto ma non la spostano. Sono dieci anni che è qui che infastidisce tutti». Non proprio quella che si definirebbe una convivenza serena e la cosa che più stupisce sono le supposte motivazioni di cotanta violenza. «D'inverno stavo facendo pulizie alle scale. Finite ho chiuso la finestra che avevo aperto per far girare l'aria. Lei è uscita di casa per riaprirla, io di nuovo l'ho chiusa e le ho detto di tenerla chiusa perché faceva freddo. Mi ha risposto malamente di stare pulendo e mi ha presa a bastonate con il manico della scopa. Per fortuna che sarebbe invalida». Una vera polveriera quella che si è venuta a creare al civico 12, dove tutti quanti puntano il dito gli uni contro gli altri. «A parte la litigata di ieri sera ci sono sempre stati degli attriti tra condomini», spiega Janique Mori, residente al primo piano. La vita, insomma, non è mai stata delle più facili. E le continue rotazioni di inquilini dovute all'emergenza abitativa non facilita la vita. Tante famiglie arrivano, stanno per qualche mese, e poi se ne vanno. Il più delle volte hanno grossi problemi di adattabilità e di convivenza. E questo si riversa su chi, invece, in questi palazzi ci abita da sempre. «Alcune volte - chiude serafica una residente - abbiamo veramente paura. Dobbiamo ammetterlo».

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Il Gazzettino