Rincari nelle rette delle Rsa, ora è troppo: «Cominciano a piovere le disdette»

Quasi 200 gli anziani in lista di attesa nelle case di riposo della Marca, un centinaio solo a Treviso. Ma a fronte degli aumenti più di qualcuno si tira indietro

Rincari nelle rette delle Rsa, ora è troppo: «Cominciano a piovere le disdette»
TREVISO - Sono quasi 200 gli anziani che affollano le liste d’attesa delle case di riposo della Marca. Un centinaio solamente nel distretto di Treviso. Il tempo medio di...

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TREVISO - Sono quasi 200 gli anziani che affollano le liste d’attesa delle case di riposo della Marca. Un centinaio solamente nel distretto di Treviso. Il tempo medio di attesa va dai due ai tre mesi. Ma a fronte dell’aumento delle tariffe ora più di qualcuno si tira indietro. «In particolare dove la tariffa socio-alberghiera è elevata, e quindi poco accessibile agli utenti e alle loro famiglie – spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca – ci sono situazioni dove si preferisce tenere le persone anziane a casa, magari contando sull’attività di assistenza garantita dalle badanti». Gli ultimi aumenti varati dalle rsa sono legati all’inflazione e alle maxi-bollette: i rincari, in media, sono stati pari a 2 o 3 euro al giorno rispetto alla fine dell’anno scorso. Ma in alcuni casi si è arrivati anche a 5 euro al giorno in più. I vari servizi non sono sempre compresi. Sulla concorrenza, inoltre, incide anche la giunga delle quote detraibili. C’è poi il nodo delle impegnative di residenzialità. Al momento sono quasi 700 gli anziani ospitati nelle case di riposo costretti al regime privato, cioè a pagarsi la retta per intero, che oggi può superare anche i 108 euro al giorno.

I NODI

La conferma arriva dalla Cgil di Treviso. «Questo perché le impegnative di residenzialità sono poche: restano stabili attorno a 4.159 – specifica Paolino Barbiero – non soddisfano completamente il fabbisogno, stimato in quasi 4.900, e sono inferiori ai posti letto esistenti, che sono poco più di 5mila». Anche il sindacato ha registrato delle rinunce a causa di tariffe considerate troppo elevate. «Alcune famiglie hanno preferito continuare a seguire la persona anziana a casa, coprendo le necessità con le badanti – dice Barbiero – per ora si tratta di casi singoli. Davanti a ulteriori aumenti, però, potrebbe prendere forma un fenomeno strutturale». Per dare una dimensione, stando ai dati della fondazione Leone Moressa, oggi in provincia ci sono quasi 12mila badanti e colf. Un totale, oltre alla quota di sommerso, in progressivo aumento. Difficile immaginare nuovi rincari a breve per quanto riguarda le case di riposo. Ma è anche vero che delle strutture si sono addirittura tenute aperta la porta degli aumenti “retroattivi”. Insomma, meglio andare con i piedi di piombo. Come se non bastasse, a gennaio i nuovi ingressi con impegnativa nelle case di riposo si sono inceppati per degli inghippi nel percorso di unificazione dei due livelli (la gravità degli anziani) che ha portato a una revisione delle graduatorie. «Di fatto per 21 giorni sono state accolte solamente persone in regime privato», rivelano dalle rsa. Ora, comunque, le difficoltà stanno rientrando.

LA GRADUATORIA

Si va a regime con il contributo sanitario regionale giornaliero per impegnativa di residenzialità pari a 52 euro (al posto dei due livelli preesistenti da 49 e 56 euro). «Con il livello unico, la graduatoria di accesso in struttura è stata unificata, per cui entrano prima gli utenti con punteggi maggiori di gravità (ex secondi livelli) e poi gli utenti meno gravi (ex primi livelli), via via che si scorre la graduatoria per gravità di condizioni di salute – fa il punto il direttore generale dell’Usl – ad oggi, comunque, risultano solo 78 posti letto liberi su 2.344 (circa il 3,3%) disponibili in centri servizi che avevano solo utenti ex primo livello. Peraltro, di questi 78 posti letto, la gran parte erano già liberi anche nel 2022 in strutture con tariffa socio-alberghiera molto alta». Infine, le case di risposo stanno ancora attendendo i conguagli economici relativi all’anno scorso. «Stiamo procedendo con i pagamenti proprio in questi giorni – tira le fila Benazzi – previa autocertificazione di sussistenza degli standard organizzativi e funzionali da parte dei centri di servizi». 

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Il Gazzettino