La sanità cambia: partono le Case di comunità, 12 milioni per l'assistenza diffusa

L'ospedale di Rovigo
ROVIGO - Una rivoluzione per la sanità anche in Polesine, per ridurre la pressione sugli ospedali. L’Ulss 5 ha messo in moto il processo strutturale di costruzione...

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ROVIGO - Una rivoluzione per la sanità anche in Polesine, per ridurre la pressione sugli ospedali. L’Ulss 5 ha messo in moto il processo strutturale di costruzione delle Case della comunità. Sono dodici i milioni di euro stanziati per la massiccia trasformazione dell’assistenza, che riguarderà da vicino il capoluogo di provincia e altri quattro comuni, sia nel Basso che nell’Alto Polesine. Rovigo, Adria, Porto Tolle, Badia Polesine e Castelmassa accoglieranno appunto le nuove Case della comunità: sorgeranno come nuovi luoghi di salute, snodi innovativi e fondamentali per l’assistenza sanitaria, dove la domanda di assistenza e di salute dei cittadini incontra risposte articolate con prontezza ed efficacia. L’Ulss 5 lavora al percorso già dallo scorso anno: l’atto adottato rispetta tempi e linee guida regionali e nazionali per l’avvio del nuovo modello assistenziale, destinato a cambiare il Paese. Un investimento importante, come detto, che supera la cifra di dodici milioni di euro per concretizzare uno degli obiettivi della missione 6, “Salute”, del Pnrr.


Patrizia Simionato, direttore generale dell’Ulss 5, analizza il cambiamento epocale. «I progetti in attuazione renderanno accoglienti, funzionali e riconoscibili le nuove Case, dove la popolazione potrà accedere per i servizi di assistenza primaria con una forte e ampia presenza del medico di medicina generale, in sinergia con altri specialisti ambulatoriali. Le Case introducono un modello organizzativo nuovo, attraverso una visione multiprofessionale territoriale. L’attività, infatti, sarà declinata in modo tale da permettere un’azione d’équipe tra i dottori di medicina generale, i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, gli infermieri di comunità e altri professionisti nell’ambito delle aziende sanitarie».

STRUTTURE E SERVIZI


Le Case della comunità, diventate realtà con il Governo Draghi, sono intese come strutture sanitarie promotrici di un modello di intervento appunto multidisciplinare, luoghi privilegiati per la progettazione di interventi di carattere sociale, e di integrazione sociosanitaria tra le varie fasce della popolazione. La sede deve essere ben visibile e facilmente accessibile per la comunità di riferimento: diventa il luogo dove il cittadino può trovare una risposta adeguata alle diverse esigenze mediche. Secondo quanto si sottolinea il sito web del ministero della Salute, l’investimento «finanzia la realizzazione di luoghi fisici di prossimità e facile individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale. Verrà creato un unico punto di accesso ai servizi sanitari che gestisca un database medico per ciascun paziente e un registro elettronico sanitario per garantire e facilitare l’equo accesso alle cure. Il progetto consiste nella costituzione e operatività di 1.350 Community health houses (Case della comunità) attraverso l’attivazione, lo sviluppo e l’aggregazione di servizi di cure primarie e la realizzazione di centri di assistenza, energicamente efficienti, per una risposta integrata ai bisogni di cura. Saranno erogati contratti istituzionali di sviluppo tra il ministero della Salute, le Aziende sanitarie radicate nel territorio e le autorità regionali competenti per ridurre i tempi delle normali procedure di negoziazione, come le Conferenze dei servizi. Il progetto prevede, complessivamente, un impiego di risorse pari a due miliardi di euro». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino