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SELVA DI CADORE (BELLUNO) - Uno slogan risalente alla propaganda fascista, ha spaccato in due la comunità di Selva di Cadore. Campeggiava sulla parete di un rudere, alle porte di Santa Fosca, che è stato demolito per consentire al proprietario la costruzione di un nuovo edificio. Da una parte si è quindi schierata la fazione conservatrice che riteneva quella frase un pezzo di storia della Val Fiorentina che andava tutelato; dall'altra, invece, chi non ha mai avuto dubbi sull'opportunità di far sparire la scritta, sia per dare nuova dignità al sito sia anche per cancellare un triste momento del passato di Selva di Cadore. A gettare acqua sul fuoco l'ex sindaca Silvia Cestaro, ora consigliere regionale: «Pensiamo che finalmente, dopo decenni di abbandono, quel punto così centrale del nostro paese tornerà a essere decoroso».
IL PASSATO
«La scritta - ricorda la consigliera Cestaro - rappresenta un momento che ha segnato profondamente molte famiglie di Selva che hanno vissuto direttamente anche la deportazione.
L'ATTUALITÀ
Per l'ex sindaca Cestaro un plauso va rivolto invece a chi ha avuto il coraggio di ristrutturare quella casa e anche quella vicina. «Non è facile - sottolinea - prendere in mano edifici che sono rimasti in pessime condizioni per tantissimi anni e in una posizione che per motivi morfologici è di difficile gestione. Fra l'altro tra mille peripezie burocratiche. Ritengo che la cancellazione della scritta, con la demolizione del rudere, non è stata negativa: penso infatti sia molto meglio la valorizzazione del sito. Il nostro impegno nel voler mantenere le valenze storiche della vallata va impiegato in altro: ad esempio nei tanti bei fienili che meriterebbero un restauro conservativo o negli edifici molto più vecchi. Un modus operandi da seguire potrebbe essere quello del mulino di Toffol che ha riacquistato la propria bellezza ma anche la funzionalità».
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