Casa Da Ponte in vendita, il maestro Riccardo Muti: «È una vergogna, ma in Italia si parla solo dei Maneskin»

Vittorio Veneto, appello del maestro per l'edificio dov'è nato il librettista di Mozart. Il Comune non ha fondi per comprarla, Sgarbi: "Mettiamo un vincolo"

TREVISO - Casa di Lorenzo Da Ponte in vendita. Da anni. Ma ora arriva l'anatema di Riccardo Muti: «Una vergogna, un poeta che andrebbe studiato al liceo. E sui media si...

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TREVISO - Casa di Lorenzo Da Ponte in vendita. Da anni. Ma ora arriva l'anatema di Riccardo Muti: «Una vergogna, un poeta che andrebbe studiato al liceo. E sui media si parla dei rapper, dei Maneskin, o Maneskot, non della vera cultura italiana». Il j'accuse del maestro dalla Fondazione Prada, ieri alla presentazione della Muti Italian Opera Academy, rimbalza a Vittorio Veneto dove l'amministrazione comunale sta facendo un lavoro di valorizzazione degli itinerari dapontiani e proprio due settimane fa ha inaugurato una targa sulla facciata dell'ultima dimora in città del concittadino illustre, librettista di Mozart. «Invito Riccardo Muti a Vittorio Veneto - fa sapere l'assessore alla cultura Antonella Uliana - grazie alla sua sensibilità e a questa sollecitazione potremo magari far nascere qualcosa di positivo».


C'è tutto un mondo nelle Memorie di Lorenzo Da Ponte: Treviso, Venezia, Gorizia, Vienna poi Dresda Londra e New York. Ma dei luoghi della vita del celebre libertino e librettista di Mozart a Ceneda nulla o quasi si sapeva. In un perimetro minimo di strade e piazze, in una Ceneda antica abitata da una ricca comunità ebraica protetta dal cattolicesimo. «In realtà nessuno sapeva dove fosse nato Da Ponte». Sergio De Nardi, architetto illuminato dall'amore per la musica mostra planimetrie catastali mentre si muove tra le strade che hanno nomi antichi. «Nell'Ottocento plana su Ceneda un giornalista tedesco. Si chiama Hermann von Lohner. Chiede del Ghetto, arriva qui, nell'odierna via Da Ponte e gli danno qualche indicazione di massima. Da lì l'errore sulla casa».


LA RICERCA
Per fortuna le risposte arrivano tutte dal catasto e dagli atti notarili: ed è così che De Nardi in circa 7 anni di lavoro riesce a ricostruire con definitiva esattezza i movimenti del celebre libertino, qui nato nel 1749 e morto a New York 89 anni dopo, e della sua famiglia. Bisogna rivolgersi a lui per conoscere davvero la storia della casa (quella vera), della scoperta e della situazione dell'immobile. Lo stabile si trova in via Manin: di proprietà della famiglia Paludetti è infatti un ex negozio di scarpe, «chiuso da oltre vent'anni. E da parecchio l'immobile è in vendita, da prima che si scoprisse che qui era nato Da Ponte». De Nardi, mosso dalla passione per il grande libertino e poeta, tre anni fa non solo ha fatto in proprio un progetto di ristrutturazione interna per far nascere un centro culturale dedicato a Lorenzo da Ponte, ma ha anche trovato una famiglia di industriali sensibili. Tutto si è arenato a causa della richiesta troppo alta da parte dei proprietari. «Avevo interessato una grande azienda di cucine del territorio. L'idea era realizzare un'acquisizione di mecenatismo culturale: la coppia aveva intenzione di aprire una Fondazione nel nome di Da Ponte. C'era anche il progetto della sala della musica e di tutta la redistribuzione dell'edificio. Purtroppo a fronte di una richiesta di vendita importante, non si è trovato l'accordo».


L'ANNUNCIO
L'annuncio immobiliare spacchetta in tre lotti la proprietà: valore del rustico 90 mila euro, valore della porzione di testa 132 mila valore del retro come lotto edificabile 189 mila: in totale la richiesta è di 421 mila euro. «Si tratta di una richiesta importante, e non è un caso se l'immobile sia in vendita da molti anni», commenta De Nardi. Non si è trovato l'accordo, e l'idea di una fondazione è rimasta solo tale. Le parole di Muti quindi potrebbero quindi riaprire un interesse verso l'immobile. «È quello che mi auguro. Oggi la casa è sul mercato a blocchi e io spero proprio che si riesca a dare corso ad un centro studi su Lorenzo da Ponte».
Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi raccoglie il lamento del Maestro Muti: «La casa di Lorenzo da Ponte impone un'attenzione da parte del ministero con un vincolo storico relazionale o l'acquisto diretto o in prelazione».


Anche il Comune aveva esplorato la possibilità di acquisire lo stabile. «In effetti - dice l'assessore Uliana - c'era stato un pensiero. Però il Comune da solo non ha la forza di reperire i fondi. Però credo che questa frase del maestro Muti sia il sintomo di grande amore e grande sensibilità. Io condivido il suo pensiero, le case dei grandi dovrebbero rimanere monumenti vivi alla loro memoria». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino