Diventa una casa d'accoglienza l'ex ospizio occupato dagli anarchici

Diventa una casa d'accoglienza l'ex ospizio occupato dagli anarchici
VENEZIA - Un anno dopo, l’ex ospizio Contarini di Santa Marta, vede il proprio futuro. Alle 4.57 del 19 settembre di un anno fa, agenti della Digos, della polizia, della...

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VENEZIA - Un anno dopo, l’ex ospizio Contarini di Santa Marta, vede il proprio futuro. Alle 4.57 del 19 settembre di un anno fa, agenti della Digos, della polizia, della municipale, carabinieri e vigili del fuoco scrivevano il primo capitolo della nuova storia dell’ex casa per anziani: con un blitz a sorpresa, veniva smantellata la sede (occupata) degli anarco-insurrezionalisti. Dimora per viandanti, manifestanti occasionali, artisti in fuga, oppositori vari al sistema: in questi anni, quella casa improvvisata è stata un porto di mare. Ora per lei c’è un rendering e un futuro da luogo di accoglienza dedicato a cittadini e famiglie in difficoltà: 22 persone in tutto.

La mossa è stata proprio lo sgombero di dodici mesi fa: con quello Ipav è rientrata nella disponibilità giuridica e materiale dell’ex ospizio. Su indicazione dell’amministrazione comunale e dell’assessorato alla Coesione sociale, lo stabile di Santa Marta è stato tolto dal piano vendite per realizzare, invece, un intervento di natura sociale e residenziale a favore della cittadinanza. Il progetto studiato a tavolino da Ipav e Comune punta tutto sull’inclusione sociale attraverso la modalità del co-housing, il vivere assieme, per esaltare la creazione di reti sociali.
L’immobile, realizzato nel 1492 come ospizio - ruolo che ha tenuto fino alla chiusura, nel 2010 - verrà frazionato in undici alloggi di piccola dimensione, che troveranno posto al piano terra, al primo piano e al secondo. Sempre il piano terra e il primo piano ospiteranno anche spazi ad uso comune; ci sarà poi una corte scoperta comune mentre nel sottotetto ci saranno i vani tecnici. 
Gli undici appartamenti ospiteranno al massimo due persone ciascuno. Nel disegnare il progetto, l’Ipav ha disposto anche come verranno distribuiti i locali abitativi: i quattro appartamenti al piano terra daranno destinati agli anziani fragili, i quattro appartamenti al piano primo alle famiglie mono-genitoriali e i due appartamenti in duplex e quello al piano secondo ai giovani adulti in difficoltà. In tutto 22 persone, divise per categoria: quattro famiglie mono-genitoriali con minori a carico (otto in tutto); altri otto giovani adulti dai 18 a 35 anni disoccupati «nonostante reiterate ricerche e/o con basso reddito e/o con presenza di disabilità in famiglia», recitano le linee guida; e otto anziani fragili.
Due milioni e 100 mila euro il costo totale (già finanziato 1,5 milioni) per un lavoro che, prima della pandemia da coronavirus doveva essere concluso a settembre 2022, ma che causa Covid ha subito un ritardo di sei mesi. 
«Nell’ambito territoriale veneziano si tratterebbe di un progetto innovativo, in quanto per la prima volta genitori con figli, giovani adulti ed anziani parteciperebbero ad una coabitazione solidale - spiega Luigi Polesel, presidente dell’Ipav - Soggetti che da soli sarebbero deboli, come il genitore e l’anziano, nel co-housing beneficiano di protezione reciproca e possono mettere a disposizione dei giovani adulti le loro conoscenze e competenze, allo stesso tempo i giovani possono risultare risorsa concreta a chi è più fragile». 

Anche perché il progetto prevede che l’ex ospizio non sia solo una casa, ma ai residenti verranno affiancati tutor e facilitatori con il compito di ridurre le difficoltà. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino