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PORDENONE - La cannonata che nel marzo 2021 ha fatto strage di galline durante un’esercitazione militare? Due inchieste, nessun colpevole. È stata archiviata sia dalla Procura militare di Verona sia dalla Procura della Repubblica di Pordenone. I consulenti dei magistrati non sono stati in grado di stabilire con certezza quale dei due autoblindo Centauro abbia sbagliato mira centrando l’allevamento di Edoardo Da Re a Vivaro. Un’indagine era stata aperta anche dall’Esercito, che ha messo in campo gli ufficiali inquirenti della Forza Armata. Ma capire chi avesse sparato sbagliando il tiro di 40° su una traiettoria di 1.300 metri si sarebbe rivelato più arduo del previsto. In quei giorni erano stati sparati decine e decine di colpi. Impossibile rinvenire la “corona” del proiettile finito sull’allevamento, sul terreno ne erano rimaste troppe ed è andata dispersa. Il sostituto procuratore Marco Faion, dopo oltre un anno di accertamenti, ha pertanto chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto contro ignoti e il gip Monica Biasutti ha confermato il suo orientamento.
LA CANNONATA
La cannonata risale al 17 marzo 2021. La notizia della strage di galline ovaiole - un centinaio quelle trovate morte - ha fatto il giro d’Europa facendo il pieno di clic anche online. In quei giorni a Vivaro, nel poligono del Cellina-Meduna, c’era un’esercitazione militare che ha impegnato la Brigata Pozzuolo del Friuli, il Genova Cavalleria di Palmanova e Lagunari di Venezia.
LE INDAGINI
Quattro sono gli autoblindo Centauro finiti sotto sequestro. Gli accertamenti dei carabinieri di Maniago e Meduno avevano poi individuato due mezzi “sospetti”. Restava da capire per quale motivo il cannone 105/52 fosse puntato verso Vivaro. Un errore umano o tecnico? È stata colpa delle strumentazioni? O sono state registrate male le coordinate rilevate in mattinata e il mezzo è stato posizionato da tutt’altra parte rispetto all’obiettivo? Gli interrogativi sono rimasti tali. Il pm Faion e il procuratore Raffaele Tito si erano confrontati anche con il procuratore militare Stanislao Saeli e il sostituto Luca Sergio, a loro volta investiti nelle indagini per quanto di competenza. Due le perizie - di cui una balistica - disposte dagli inquirenti. Per quanto riguarda l’indagine friulana, la Procura di Pordenone si è rivolta a due esperti dell’Esercito: il colonnello Paolo Fanin e il capitano Giuseppe Nicolosi, che si occupa proprio di veicoli da combattimento.
LE CONCLUSIONI
Non sono state riscontrate violazioni sulle modalità con cui l’esercitazione congiunta è stata organizzata e condotta (ai consulenti era stato chiesto di verificare anche se il poligono di tiro presentasse situazioni di sicurezza per le future esercitazioni militari). A quel punto la Procura si è concentrata su due ipotesi di reato: getto pericoloso di cose, riferito alla cannonata, e danneggiamento del capannone. Due gli obiettivi: capire quale fosse stato il mezzo che ha sparato il colpo e individuare eventuali responsabilità nei confronti dell’equipaggio. I due periti-ufficiali dell’Esercito non hanno fornito elementi tali da poter individuare l’equipaggio dell’autoblindo Centauro che ha sbagliato il tiro. Impossibile, dunque, sostenere l’accusa di getto pericoloso. Il danneggiamento? È un caso colposo. Il reato è stato depenalizzato e non ha rilevanza penale. Il fascicolo aperto contro ignoti, dunque, finisce negli scaffali delle archiviazioni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino