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PORDENONE - Tre miliardi di euro. Quasi un decimo del prodotto interno lordo della regione. E il prezzo più caro lo hanno pagato le aziende, anche se la batosta la sentono forse più le famiglie, costrette spesso a intaccare i risparmi di una vita per poter tirare avanti. Ecco quanto è costato, nel corso del 2022, il salasso generato dalla crisi energetica e spinto verso l'alto dall'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia di Putin. Il conto è stato calcolato dalla Cgia di Mestre ed è riferito solamente agli aumenti che hanno interessato le bollette dell'energia elettrica e del gas.
I NUMERI
Rispetto al 2021, spiega la relazione degli esperti della Cgia di Mestre, l'anno scorso le famiglie e le imprese del Friuli Venezia Giulia hanno subito un aumento dei costi a causa dei rincari delle bollette di luce e gas stimato in 3 miliardi di euro. «Se le spese per le famiglie hanno subito in termini monetari un extracosto pari a 674 milioni che per ciascun nucleo ammonta a circa 1.200 euro - le imprese hanno dovuto pagare in più addirittura 2,3 miliardi di euro».
LA MAPPA
Il Nordest è il territorio più penalizzato dagli aumenti dei prodotti energetici. «Rispetto al 2021 - si legge nella relazione - la stima degli extracosti per energia elettrica e gas è salita del 118,1 per cento.
LA STRANEZZA
Dallo Stato alle Regioni, gli aiuti non sono mancati. Ma il loro utilizzo non sembra essere in linea con le aspettative. «Ancorché i dati siano provvisori e aggiornati al 22 novembre scorso - si conclude così la relazione della Cgia - i bonus per le bollette di elettricità e gas rivolti alle imprese sono stati utilizzati in compensazione solo per metà dell'importo messo complessivamente a disposizione. Certo, mancano ancora da conteggiare i pagamenti avvenuti con la scadenza del 30 novembre e quelle previste a metà dicembre, tuttavia pare di capire che molte imprese, anche del Fvg, soprattutto quelle di piccola e micro dimensione, abbiano registrato grosse difficoltà nell'applicare la misura introdotta l'anno scorso. Non sono pochi, infatti, i piccolissimi imprenditori ad aver desistito dal redigere il calcolo della base imponibile su cui definire successivamente lo sconto fiscale».
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Il Gazzettino