Comune di montagna, ma con il divieto di accendere il riscaldamento: «A Mel in classe con i giubbotti»

A scuola col giubbotto: divieto di aprire il riscaldamento anche nel comune di montagna
BORGO VALBELLUNA - Bambini e insegnanti a scuola con le giacche indossate durante le lezioni. Dopo il caldo torrido dell’estate, dopo la siccità, il freddo e...

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BORGO VALBELLUNA - Bambini e insegnanti a scuola con le giacche indossate durante le lezioni. Dopo il caldo torrido dell’estate, dopo la siccità, il freddo e l’umidità stanno già mettendo seriamente a disagio le amministrazioni comunali. Quella di Borgo Valbelluna in particolar modo. Partiamo ricapitolando le puntate precedenti. La stretta sui tempi di accensione degli impianti termici fissata dal decreto del Governo per contenere il consumo di gas è sostanzialmente nulla per l’intera provincia di Belluno.

IL DECRETO
Ma ci sono delle eccezioni. A Limana l’accensione dei riscaldamenti, pubblici e privati, è consentita per 13 ore al giorno dal 22 ottobre al 7 aprile. A Borgo Valbelluna, Comune nato dalla fusione di Mel, Lentiai e Trichiana, ci sono addirittura due «zone climatiche» differenti. Con la conseguenza che a se a Trichiana e Lentiai si potrà accendere il riscaldamento senza badare a orari e decreti a Mel bisognerà invece fare attenzione alle regole che valgono per la zona E: accensione limitata a tredici ore al giorno e per attivare il riscaldamento bisognerà aspettare almeno il 22 di ottobre. Guai ad accenderlo oltre il 7 aprile.

IL PARADOSSO
Insegnanti e famiglie sono già preoccupate e soprattutto nelle ore della mattina più di qualcuno è costretto a tenere addosso il giubbino. In alcune aule i termometri sono fermi attorno ai 16 gradi. Il sindaco Stefano Cesa riferisce di non aver avuto proteste formali per il momento. «Purtroppo è una situazione che è uguale in tutte le scuole». Ed è così. La collega sindaco di Limana, Milena De Zanet, è però determinata a lavorare per la salute degli alunni delle sue scuole. «Al momento non abbiamo avuto nessuna segnalazione da parte delle scuole. Ma non si può pensare di lasciare i ragazzini al freddo. Se il tempo non collabora bisognerà accendere i termosifoni. Non si può lasciarli a 16 gradi. Cercheremo di tenere duro – le sue parole -, certo dobbiamo risparmiare e il riscaldamento va monitorato e rimarrà a 19 gradi. Al momento, ripeto, non ho segnalazioni. Se il tempo peggiorasse non è possibile però lasciarli al freddo. Magari si tratterà di accendere un po’ per stemperare».

NEL RESTO DELLA PROVINCIA
Preoccupata anche Serenella Bogana, consigliere provinciale con delega alla Scuola e sindaco di Alano di Piave. «È un grosso problema, lo dobbiamo ancora affrontare con la scuola. È piuttosto preoccupante per il semplice fatto che noi abbiamo blindato l’importo presunto fino a dicembre, ma se le temperature sono queste, resistere fino a 23 ottobre la vedo dura. Si chiedono sacrifici a tutti, piange il cuore chiederli ai bambini e al personale. È una situazione di emergenza e tutti dovremmo contribuire. Come amministrazione faremo Un incontro col preside e lo staff di dirigenza. Il gestore del riscaldamento, che ci segue la partita, parla di un rincaro del 100% per l’istituto di Alano. Non saprei dove trovare le risorse. Sono spese insostenibili, se da parte dello Stato non ci sarà un intervento io la vedo dura, idem per l’illuminazione pubblica, le scuole e gli stabili comunali».

IN CONTRO TENDENZA

A fronte di questo, c’è poi l’esempio lungimirante e virtuoso di Ponte nelle Alpi, che da anni si è dotato dei pannelli solari e che recentemente ha affidato la partita del riscaldamento (che già è partito in classe) ad una società, Iren che fa da terzo responsabile. In linea generale la stretta sul riscaldamento (che non interessa ospedali e case di ricovero) sta mettendo a dura prova i comuni di montagna.

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Il Gazzettino