Caro energia in ospedale, il Nordest paga 165 milioni in più del previsto

Caro energia in ospedale, il Nordest paga 165 milioni in più del previsto
Il caro-energia è costato quasi 165 milioni di euro in più del previsto agli ospedali del Nordest. A dirlo è l'analisi, condotta da Agenas,...

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Il caro-energia è costato quasi 165 milioni di euro in più del previsto agli ospedali del Nordest. A dirlo è l'analisi, condotta da Agenas, sull'aumento dei costi in bolletta nelle aziende sanitarie pubbliche tra il 2021 e il 2022. Incrementi per cui il Veneto lo scorso anno è salito sul poco invidiabile podio nazionale della spesa pro capite.


BILANCIO
Nell'autunno scorso un'indagine dei manager sanitari, riuniti nella Fiaso, aveva stimato in un miliardo i rincari energetici a carico delle strutture italiane. Il calcolo puntuale dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, effettuato sui dati di bilancio al termine del quarto trimestre, ha fornito un risultato ancora più pesante: 1,4 miliardi di extra-spesa, cioè il 79,02% in più dell'anno precedente, visto che il conto è salito da circa 1,8 a 3,2 miliardi. «Nel corso del 2022 spiegano gli analisti si è assistito ad un progressivo aumento del costo delle risorse energetiche in tutta Europa, aumento ancor più rilevante a seguito dallo scoppio del conflitto in Ucraina e dalla spirale inflazionistica tuttora in corso. La spesa per l'energia nelle aziende sanitarie pubbliche, che nel 2021 in Italia ha avuto un'incidenza media di 1,3% sul totale dei costi di produzione, ha raggiunto a fine 2022 una media di 2,3%, impattando negativamente sui bilanci di aziende sanitarie e regioni». Non a caso il governo Draghi, per contrastare gli effetti dell'impennata dei prezzi delle fonti energetiche, fra maggio e settembre aveva stanziato 1,6 miliardi per gli enti del Servizio sanitario nazionale.


FOTOGRAFIA
Agenas precisa che la rilevazione è sostanzialmente una fotografia dei numeri registrati nei conti economici, per cui «esula da valutazioni su politiche regionali di efficientamento energetico o su variabili di contesto che possano aver influenzato l'andamento rappresentato». A prescindere dunque da eventuali misure o condizioni locali, i conti dicono che le aziende sanitarie e ospedaliere del Venete pagavano 191 milioni di euro nel 2019 e 180 milioni nel 2020, dopodiché l'ammontare è passato a 217 milioni nel 2021 ed è schizzato a 347 milioni nel 2022, registrando nell'ultimo biennio una crescita del 59,33%. L'aumento è stato ancora più consistente in Friuli Venezia Giulia, dove l'esborso annuale che inizialmente si attestava su 42-36 milioni, è passato prima a 44 e poi di colpo a 80 milioni, pari a +79,17%.


PET E TAC


In valore assoluto, le regioni in cui l'incremento è maggiore sono l'Emilia Romagna (aumento di 188 milioni), la Lombardia (186), la Toscana (153) e il Veneto (129). Evidentemente le realtà che negli ultimi anni si sono giocate i primi posti delle classifiche sull'erogazione dei Livelli essenziali di prestazioni, sono anche quelle che producono più prestazioni sanitarie, il che ovviamente comporta un maggiore consumo di energia. Costi quello che costi, aveva rimarcato Giovanni Migliore, presidente della Fiaso: «Non è possibile razionare l'energia per un esame diagnostico, una pet o una tac. Anche la temperatura va mantenuta costante così come l'illuminazione, per questo non siamo stati coinvolti nel piano di Cingolani per il risparmio energetico». In termini assoluti di spesa pro capite per l'anno 2022, a fronte di una media nazionale di 54,33 euro, il Veneto spicca per un carico di 71,61 euro a cittadino, anche se si rileva un peso ancora maggiore per i residenti in Emilia Romagna (74,12 euro), Basilicata (79,96) ed Umbria (84,62). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino