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VENEZIA - «Se non verranno stabilite adeguate azioni di contrasto al caro bollette anche in favore dei nidi e delle scuole materne paritarie, siamo pronti a consegnare le chiavi dei nostri istituti al Prefetto di Venezia». Questo l'ultimatum lanciato al Governo da Stefano Cecchin, presidente della Fism Veneto, associazione che rappresenta mille scuole private in Regione, tra cui 500 asili nido, per un totale di oltre 90mila bambini tra gli zero e i sei anni d'età. Un settore quello privato dei servizi all'infanzia che in regione rappresenta numeri di assoluta rilevanza: due bambini su tre, infatti, frequentano una scuola materna o un nido privato, facendo della regione l'unico caso in Italia con statistiche così alte: nella metà dei Comuni del Veneto il servizio di scuola dell'infanzia e asilo nido è offerto esclusivamente da istituti privati. «È assolutamente necessario che il governo intervenga in favore delle famiglie di questi bambini e che l'intervento sia puntuale, celere e consistente per non essere costretti a scaricare sui genitori i maggiori costi energetici». Per far fronte a questa emergenza che rischia di travolgere le famiglie che si affidano al privato per l'accudimento e la formazione dei figli, costrette in alcuni casi a scegliere le scuole paritarie per l'assenza di posti nelle strutture pubbliche, la Fism ha presentato al presidente del Consiglio Mario Draghi una proposta di emendamento al decreto Aiuti Bis, in discussione al Senato. «Con la nostra proposta chiediamo che venga estesa anche al nostro settore la possibilità di accedere ad un credito d'imposta biennale, per il 2022 e il 2023, uguale a quello offerto alle aziende energivore, per scontare i maggiori costi legati alle bollette con un credito sui contributi dei lavoratori spiega Cecchin . Temiamo però che le misure arrivino in ritardo». Già a ottobre infatti in molte scuole, soprattutto nelle aree della Pedemontana e della provincia di Belluno, sarà necessario accendere i termosifoni: il rischio è quello che i maggiori costi ricadano sulle famiglie che vedrebbero un aumento consistente delle rette scolastiche, fino ad ora rimaste pressoché invariate. «Serve un segnale qui ed ora da parte del Governo continua il presidente della Fism Se questi aiuti non arriveranno, io, così come le famiglie a cui offriamo un servizio essenziale, mi porrò delle domande sul perché non vengano trovati i fondi necessari per i bisogni dei più piccoli mentre vengono stanziate cifre enormi per far fronte ad altre problematiche. Noi non produciamo oggetti, ci occupiamo dell'educazione e della crescita dei bambini che rappresentano il nostro futuro: non credo ci sia settore più strategico di questo per il Paese».
SERVIZIO CRUCIALE
In aree in cui non sono disponibili materne e nidi pubblici, se venisse a mancare il servizio offerto dai privati mamme e papà non potrebbero andare a lavorare, dando il via ad un circolo vizioso nel quale spesso a rimetterci sono le donne che rinunciano alla professione in favore dell'accudimento dei figli.
Il Gazzettino