Carlo Nordio: «Cari lettori del Gazzettino, ecco perché ho deciso di candidarmi»

Il magistrato trevigiano scioglie la riserva e spiega le motivazioni: "Potrò intervenire sulla riforma della giustizia"

Carlo Nordio
Cari amici lettori,  in questi giorni sono state diffuse alcune notizie, che speravo restassero riservate, su una mia...

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Cari amici lettori, 


in questi giorni sono state diffuse alcune notizie, che speravo restassero riservate, su una mia possibile candidatura alle prossime elezioni. Benché non siano ancora ufficiali, è giusto che voi siate i primi ad averne conferma da me.
Ho sempre sostenuto che un magistrato non dovrebbe entrare in politica durante il servizio, e nemmeno dopo, per evitare il sospetto che le sue inchieste fossero indirizzate a procacciarsi un consenso elettorale. Mi è stato obiettato che se il motivo è valido nell’immediatezza del congedo, quando sono ancora attuali le conseguenze delle indagini e le eventuali conseguenti polemiche, ciò non è più vero quando il tempo, padre di oblio oltre che di verità, ne ha sfumato o dissolto i contorni. E poiché son passati quasi sei anni dal mio congedo, e la magistratura mi sembra quasi un ricordo lontano, questi scrupoli non sono più giustificati.
Ma vi è una ragione ulteriore che mi ha convinto ad accettare. Dopo aver per scritto, per oltre 25 anni, sulle criticità della nostra giustizia e sulla necessità di rimedi urgenti in senso garantista e liberale, la rinuncia a intervenire attivamente quando te ne viene offerta la possibilità sarebbe una mancanza di coraggio, o quantomeno un atteggiamento di incoerenza e di pigrizia. Dopo aver sostenuto con convinzione la battaglia per i referendum, che sapevamo perduta in partenza e per ciò stesso più nobile e disinteressata, sarebbe irragionevole sottrarsi oggi a un impegno proprio in Parlamento, cioè sul terreno della produzione normativa.
Le mie perplessità, prima di accettare, erano enormi, e sarebbe noioso elencarle. Ma la più dolorosa era quella di dover abbandonare i miei lettori del Gazzettino, dove fui chiamato dall’amico Giorgio Lago nel 1992. Sono stati tanti anni di corrispondenza affettuosa e amichevole con tutti i direttori, e in particolare con quello attuale, al quale va il mio incondizionato ringraziamento. Mando a tutti un grande abbraccio, sperando di non deludervi, se sarò eletto, nella nuova carica. Un cordiale saluto lo invio anche ai miei competitori, in un confronto che sono certo sarà educato e leale.

E dopo aver cercato in tutti i modi di evitare le frasi consuete e banali, devo ammettere che mi mancherete davvero.
Un caro saluto.

 

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Il Gazzettino