Carenza di medici di famiglia, in Friuli ne mancano 114: al via le case di comunità

Mancano medici di base
Sono stati in prima linea durante il Covid e continuano ad esserlo ogni giorno. Sono i medici di medicina generale della regione che ieri si sono trovati a Grado per...

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Sono stati in prima linea durante il Covid e continuano ad esserlo ogni giorno. Sono i medici di medicina generale della regione che ieri si sono trovati a Grado per l’annuale congresso che ha riguardato le cure primarie, le cure di genere e le certificazioni Inps. Ma l’incontro al quale era presente il vicegovernatore, nonché assessore alla Sanità, Riccardo Riccardi, è servito anche per fare il punto sulla situazione che sul territorio non è certo rosea.

I NUMERI

Già, perchè i buchi negli organici dei medici di base in Friuli Venezia Giulia sono da brivido. In regione, infatti, mancano più o meno 114 medici di medicina generale. Detto così sembra poco, ma moltiplicato per oltre mille pazienti a testa significa che più di 150mila persone sul territorio sono senza copertura per quanto riguarda il medico di famiglia. Non pochi. Risposte concrete per ora non arrivano, perchè manca la materia prima, i medici, appunto. La Regione ha cercato di dare una mano levando ai medici di famiglia il peso della burocrazia ed assicurando 130 assistenti di ambulatorio. È chiaro, però, che non basta.

PASSO AVANTI

La casa di comunità potrebbe essere una delle risposte per cercare di affrontare alla radice il problema. In pratica, una volta trovati i locali adatti, nella casa di comunità a rotazione si daranno il cambio i medici di medicina generale per cercare, prima di tutto di evitare gli accessi impropri al pronto soccorso, poi di dare assistenza a quanti non hanno più il medico sul territorio perchè è andato in pensione. Non a casa all’interno di questo ambulatorio si potrà anche fare la diagnostica di primo intervento. Restano da capire però i tempi, anche se la riforma sanitaria parla di realizzazioni veloci. «Ci vorrà comunque tempo - spiega il presidente dell’Ordine Guido Lucchini - e nel frattempo, pur sottolineando che la situazione sul fronte degli organici in regione è grave, cercheremo di migliorare sempre di più l’organizzazione per provare a dare risposte a tutti. ma non sarà facile».

L’ASSESSORE

«I medici di famiglia soprattutto durante la pandemia - ha ricordato l’assessore Riccardi - hanno rappresentato un pilastro con la loro presenza, professionalità, impegno, abnegazione e sacrificio. L’auspicio di tutte le Regioni - è andato avanti - è che il prossimo Governo assuma quelle decisioni ormai improcrastinabili, a partire dalla riforma tra la sanità pubblica e la medicina generale». Per quello che attiene al congresso che si è tenuto ieri, l’esponente della giunta Fedriga ha sottolineato l’importanza di questo momento di confronto che ha permesso di approfondire le nuove conoscenze sulla medicina di genere, per sviluppare sensibilità sanitarie relative alla mutazione della società. Il congresso ha affrontato, infatti, tra gli altri, il tema della medicina di genere che studia l’influenza del sesso e del genere (maschio o femmina) sullo sviluppo della malattia e di conseguenza sulla sua cura. «Il medico di famiglia rappresenta il principale referente della popolazione all’interno del sistema sanitario, garantendo ai suoi assistiti un accesso diretto e costante».

IL RICORDO

Nel corso del convegno il vicegovernatore e tutti i medici hanno ricordato la figura di Antonino Cataldo, 66 anni, di Aviano, uno dei primi medici di medicina generale che in Friuli Venezia Giulia, hanno perso la vita a causa del Covid. Cataldo - ha aggiunto Riccardi - non si è mai risparmiato e anche quando si conosceva ben poco del virus e dei suoi effetti, è sempre andato nelle case dei pazienti per portare assistenza, cure e anche una parola di conforto. Antonino Cataldo è senza dubbio l’emblema dell’abnegazione di una categoria che ancora oggi non svolge un mestiere, ma una missione.

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Il Gazzettino