ROVIGO - Davanti al carcere per chiedere che vengano risolti i problemi che da anni ormai vengono segnalati e che stanno rendendo sempre più difficile la situazione al suo...
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LA MANIFESTAZIONE
Domani, Cisl e Cgil daranno vita ad una manifestazione davanti alla casa circondariale di via Bachelet, dalle 9 alle 12, «per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sull’esigenza di porre rimedio a queste difficoltà, avviando un dialogo con le organizzazioni sindacali», come spiegano Davide Benazzo e Giuseppe Terracciano, segretari della Fp Cgil e della Fns Cisl. «Da tempo aggiungono - le nostre segreterie segnalano la grave situazione venutasi a creare nel carcere di Rovigo a causa della mancata riclassificazione della struttura, della mancanza di un direttore e comandante in pianta stabile e della presenza di detenuti con problemi psichiatrici. Questi problemi rendono il lavoro degli agenti di Polizia penitenziaria sempre più difficile».
All’indomani dei gravi fatti di fine gennaio il segretario segretario veneto e polesano della Fp Cgil penitenziari Gianpietro Pegoraro aveva parlato di «una situazione intollerabile, soprattutto perché il carcere di Rovigo continua a non avere un direttore ed un comandante nominati in pianta stabile. Anche l’ultimo interpello per un nuovo direttore è andato deserto, perché la struttura di Rovigo non è appetibile, soprattutto perché, nonostante sia stata destinata ad accogliere i detenuti As3, ad alta sicurezza, resta classificata come carcere di terzo livello, quindi il carcere di Rovigo deve cambiare fascia. Deve intervenire urgentemente il provveditore, il personale è stremato e non può più lavorare in queste condizioni, con gli ordini che, anche in momenti come quelli vissuti nei giorni scorsi, arrivavano per telefono. Chiedo aiuto anche alla politica, perché la situazione è drammatica ,e spero che anche il Prefetto si faccia carico di questo problema».
LE CARENZE
Il garante dei detenuti, l’architetto Guido Pietropoli, invece, nei giorni successivi ha rilevato «la carenza d’organico della struttura rodigina e l’estrema tensione e difficoltà nella quale il personale opera quotidianamente. Personalmente ho sperimentato e apprezzato le qualità umane e professionali del personale di custodiale, considerando la loro vita di sofferenza al contatto con persone sofferenti, credo che le loro rivendicazioni dovrebbero essere prese in attenta considerazione. Se i politici cominciassero a ragionare di iniziative per raggiungere la “certezza della riabilitazione del detenuto” piuttosto che ribadire il leitmotiv populista della “certezza della pena” la nostra vita democratica potrebbe fare qualche passo avanti: il carcere non è uno zoo».
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Il Gazzettino