Nuovo carcere, dopo il blocco ora i lavori possono ripartire

Il giorno in cui sono partiti i lavori che poi sono stati quasi subito fermati
SAN VITO AL TAGLIAMENTO - Grana carcere: il Consiglio di Stato ha accolto, seppure parzialmente, il ricorso dell’Impresa Pizzarotti. L’azienda dovrà subentrare...

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SAN VITO AL TAGLIAMENTO - Grana carcere: il Consiglio di Stato ha accolto, seppure parzialmente, il ricorso dell’Impresa Pizzarotti. L’azienda dovrà subentrare alla realizzazione del carcere secondo il progetto e le condizioni economiche già pattuite, ma le ha riconosciuto un risarcimento per il presunto danno economico subito. I giudici hanno condannato il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Provveditorato interregionale opere pubbliche Veneto Trentino Fvg, al pagamento delle spese di lite (10 mila euro). È quanto deciso dai giudici del Consiglio di Stato sul ricorso (in ottemperanza) presentato dalla Pizzarotti di Parma.


LA STORIA
Al centro della querelle giudiziaria c’è l’intervento relativo al futuro carcere da 300 posti nell’ex sito militare di via Divisione Garibaldi che attendeva indicazioni definitive dopo la sentenza della Cassazione (gennaio 2020) che aveva chiarito che la Pizzarotti era l’impresa subentrante al contratto per la costruzione della struttura. Appalto originariamente vinto dall’Associazione temporanea di imprese Kostruttiva-Riccesi. Il nodo da sciogliere? Le modalità di subentro di Pizzarotti viste le diverse condizioni economiche. L’azienda di Parma aveva offerto in gara d’appalto un ribasso dell’1 per cento, con un contratto lavori superiore ai 24 milioni, mentre l’Ati Kostruttiva-Riccesi aveva presentato un ribasso di circa il 25 per cento, con un appalto da circa 17 milioni. Su questo tema Pizzarotti aveva presentato, nel 2020, ricorso per ottemperanza al Consiglio di Stato per chiedere in sostanza di stipulare il contratto in base alle condizioni previste dalla propria offerta tecnica ed economica, progettazione compresa.
LA DECISIONE
Secondi i supremi giudici «Non è ipotizzabile che l’Impresa Pizzarotti esegua, in ragione del subentro accordatole, prestazioni già completate e in relazione alle quali non residua alcun interesse in capo all’amministrazione. Tale subentro dovrà avere a oggetto (…) le sole prestazioni non ancora eseguite in favore dell’amministrazione». E ancora. «(…) se il progetto, ormai predisposto e approvato, risulta in sé intangibile, anche i lavori di sua realizzazione non potranno evidentemente che seguirlo ed attenersi allo stesso». I giudici hanno dato sì ragione a Pizzarotti spiegando però che non potrà ripartire dalla esecuzione del proprio progetto ma dall’elaborato già approvato e dunque iniziare dal cantiere. Ed ecco perché «La ricorrente sarà anche soggetta all’applicazione delle corrispondenti condizioni economiche dell’affidamento».
LE CLAUSOLE

Dunque il contratto in essere per il progetto da poco più di 17 milioni di euro rimane valido - e si deve ripartire da lì con l’opera - ma i magistrati del Consiglio di Stato hanno ritenuto di dare una sorta di risarcimento all’Impresa Pizzarotti: «L’utile ascrivibile a tale posta può essere determinato equitativamente, avuto riguardo a valori medi di mercato, nonché considerate le dimensioni e l’elevato valore dei lavori, nella misura pari al 4% del relativo importo (24 milioni e rotti, ndr.)». La sua quantificazione esatta? Per i giudici «Va rimessa all’amministrazione» ovvero al Ministero e indica una serie di criteri. A conti fatti, tale sentenza potrebbe essere la conclusione della vicenda giudiziaria che permetterà la ripartenza dell’iter realizzativo del carcere. «Vorrei esprimere la mia soddisfazione e gioia - ha commentato il sindaco Antonio Di Bisceglie - per questa sentenza che ci si augura possa finalmente sbloccare i lavori e realizzare questa infrastruttura così tanto attesa e necessaria per la polizia penitenziaria e per i detenuti, in osservanza alle leggi della Repubblica». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino