Detenuti ad "alta sorveglianza"? In cella avevano telefoni cellulari e droga

Il carcere di Rovigo ospita detenuti in Alta sorveglianza
ROVIGO -  Non è chiaro come siano entrati, fatto sta che all’interno del carcere sono stati trovati sei telefoni cellulari, oltre a 10 schede sim e un...

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ROVIGO -  Non è chiaro come siano entrati, fatto sta che all’interno del carcere sono stati trovati sei telefoni cellulari, oltre a 10 schede sim e un quantitativo non modesto di hashish, circa 90 grammi. Il tutto in due celle dell’ala di Alta sorveglianza, As3, il gradino più basso del circuito più duro della carcerazione dopo il 41-bis, al cui vertice, l’As1, ci sono proprio i detenuti ai quali è stato revocato o non è stato prorogato il regime di 41-bis, mentre il regime As2 è quello previsto per chi si è macchiato di reati di natura terroristica. I detenuti As3, che a Rovigo sono circa un centinaio, in due sezioni, sono quelli che sono stati condannati per reati legati alla criminalità organizzata, per reati commessi con metodi mafiosi, per sequestri di persona o che abbiano rivestito un ruolo di vertice in organizzazioni criminali dedite allo spaccio.

PERQUISIZIONI
I telefoni e la droga sono stati scoperti nel corso di una perquisizione ordinaria, scattata giovedì scorso, anche perché la polizia penitenziaria sembra aver subodorato qualcosa. Ovviamente, oltre alle indagini interne, il fatto è stato immediatamente segnalato alla Procura che dovrà indagare per cercare di scoprire come e da chi siano stati portati i telefoni in carcere, anche perché dal 2020, con il decreto Sicurezza, è stato introdotto l’articolo 391 ter del Codice penale che eleva a reato l’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, per il quale sono previste pene da 1 a 4 anni. Pene che si applicano sia al detenuto che riceve il telefono sia a chi lo introduce, che salgono da 2 a 5 anni nel caso di pubblici ufficiali o avvocati.

PROBLEMA DIFFUSO
Un fatto grave, seppur non inconsueto, visto che ritrovamenti di questo tipo si susseguono nelle celle di tutta Italia. Gli ultimi dati disponibili, relativi ai primi 9 mesi del 2020, indicano in 1.761 gli apparecchi rinvenuti nelle carceri italiane, requisiti all’interno o bloccati prima del loro ingresso, mentre nello stesso periodo del 2019 erano stati 1.206 e nel 2018 ne erano stati trovati “appena” 394. Proprio in questi giorni l’associazione Antigone ha lanciato la campagna “Una telefonata allunga la vita”, chiedendo una riforma urgente del regolamento del 2000 per una liberalizzazione delle telefonate per i detenuti per scongiurare il rischio suicidi. Secondo i dati di Antigone, nel 2021 la casa circondariale rodigina è stata teatro di un suicidio e di 73 atti autolesionistici, 14 nella forma del tentato suicidio, nonché di 8 aggressioni al personale di sorveglianza e 33 fra detenuti.
Nei giorni scorsi, fra l’altro, il carcere di Rovigo, nel quale al 31 luglio figuravano 209 detenuti a fronte di una capienza regolamentare massima di 208, ha vissuto momenti di tensione a causa di un guasto idraulico, il malfunzionamento di una pompa, che ha lasciato a lungo senz’acqua i detenuti, che hanno protestato vivacemente. Gli agenti sono riusciti a evitare che la situazione diventasse incandescente, scongiurando una vera e propria rivolta, fino a quando l’erogazione dell’acqua non è stata ripristinata.

IL COMMENTO


Gianpietro Pegoraro, coordinatore veneto e polesano della Fp Cgil Polizia Penitenziaria, sottolinea come «questo ritrovamento all’interno del carcere di Rovigo indica come le carenze di personale possano avere ripercussioni pesanti sulla sicurezza. Anzi, bisogna innanzitutto elogiare quegli operatori che nonostante tutte le difficoltà, sono riusciti a condurre con successo un’operazione complessa come questo tipo di perquisizione. Chiederemo un incontro con il prefetto e il provveditore, cercando di coinvolgere anche le istituzioni cittadine e le forze politiche in modo che in questo momento di campagna elettorale venga dedicata la giusta e necessaria attenzione anche alla realtà del carcere di Rovigo, che ha 119 agenti e circa un numero doppio di detenuti, cento dei quali di Alta sorveglianza, e non ha ancora un direttore nominato in pianta stabile. Tutto questo anche perché è ancora classificato a bassissima sicurezza nonostante le due sezioni di Alta sorveglianza». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino