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TREVISO - Ancora un’aggressione nel carcere di Treviso. Questa volta, però, il parapiglia non ha avuto come protagonisti i detenuti. Ad essere preso di mira è stato un agente della polizia penitenziaria che è stato preso per il collo da un detenuto e soltanto il tempestivo intervento dei colleghi ha evitato il peggio.
IL FATTO
Tutto è successo in un lampo, ieri mattina, verso le 9. Un detenuto del reparto penale, adirato per un rapporto disciplinare redatto a suo carico, è andato in escandescenze entrando nella stanza riservata al corpo di guardia e iniziando a fracassare parte dell’arredo. Nel tentativo di contenerlo e di riportarlo alla ragione l’agente del reparto sarebbe stato afferrato da questi per il collo e scaraventato a terra. Tempestivo l’intervento dei colleghi che, accorsi sul posto, sono riusciti ad evitare che accadesse il peggio. Togliendo la guardia penitenziaria dalle mani del detenuto.
L’episodio, però, è stato stigmatizzato da Innocenzo Bonelli, segretario del coordinamento regionale Veneto Uilpa Polizia Penitenziaria. Che ha commentato: «Il concetto di “carcere aperto”, che definisce le camere come luogo di pernottamento, prevede anche che la vita del detenuto sia caratterizzata da opportunità trattamentali, culturali, scolastiche, lavorative, che nella Casa Circondariale di Treviso vengono sufficientemente realizzate. Quello che manca è il fattore sicurezza per la polizia penitenziaria. Il personale che opera all’interno dei reparti detentivi si ritrova a condividere gli stessi spazi dei detenuti, senza alcuna protezione a propria salvaguardia, diventando sempre più spesso vittima dell’esagitato di turno. Una condizione che nasce da problematiche di carattere strutturale che, minando quotidianamente la sicurezza all’operatore, ne mortifica anche la professionalità».
IL PERICOLO
Bonelli ha fatto presente: «Gli agenti si ritrovano abbandonati a loro stessi, senza alcun mezzo di difesa personale, in reparti detentivi contenenti decine di detenuti che liberamente vagano nei corridoi e che liberamente accedono nei “Corpi di Guardia”; situazione che non può più essere tollerata.
Il Gazzettino