PADOVA - C’è così tanta richiesta di droga, che le bande di spacciatori non si scontrano nemmeno più: di “clienti” ce ne sono per...
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I NUMERI
I militari dell’Arma, da gennaio a giugno, hanno arrestato 42 persone, di cui 40 stranieri, per spaccio e detenzione di stupefacenti. Sono state, inoltre, denunciate in stato di libertà 41 persone, di cui 25 stranieri. «Si tratta - ha spiegato il comandante della Compagnia, Antonello Sini - principalmente di stranieri, mentre i loro clienti sono quasi totalmente italiani. Oltre ad arresti e denunce, abbiamo provveduto anche a segnalare alla Prefettura 75 persone, di cui 30 stranieri e un minore».
Solo in questi primi sei mesi dell’anno i carabinieri hanno sequestrato, anche grazie al fiuto infallibile del cane antidroga Cyr, 31,91 chili di eroina, 1,242 chili di hashish, 642 grammi di marijuana, 307 di cocaina, 20 di anfetamine o shaboo e 5 piante di cannabis indica. Nel resto della provincia, scoperti 114 chili di marijuana e 797 piante di cannabis, visto che in campagna è più facile da coltivare che non nelle zone urbane coperte dalla Compagnia di Padova.
DIVISIONE IN ZONE
I militari hanno, inoltre, svolto un’analisi del territorio redigendo una mappa che evidenzia le aree della città in cui sono risultati essere più concentrati gli episodi di spaccio di stupefacente, in relazione agli interventi effettuati. «La mappa, ovviamente - precisa il tenente Corrado Quarta - non costituisce un valore assoluto per quanto riguarda le aree interessate che sono in continua evoluzione, considerati i continui spostamenti dei soggetti che si dedicano allo svolgimento dell’attività illecita in argomento. Il monitoraggio è costante per riuscire ad ottenere una situazione sempre attuale».
Nelle 11 zone identificate nella “mappa dello spaccio” dai carabinieri, non troviamo una netta divisione di nazionalità di spacciatori o di tipo di sostanze vendute: «Sappiamo che in stazione - continua Quarta - ci sono più tunisini e marocchini, mentre in via Maroncelli ci sono più nigeriani, ma non è nemmeno un problema di zone. C’è così tanta richiesta, che non c’è bisogno di dividersi il territorio. Si tratta, in ogni caso, di zone di passaggio. In stazione, ad esempio, c’è gente che arriva col treno, compra la dose e risale sul convoglio. È un punto di spaccio “mordi e fuggi”, così come la Stanga, vicina all’autostrada».
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Il Gazzettino