Un colpo alla testa e uno al cuore La morte di Cappia fu un'esecuzione

Un colpo alla testa e uno al cuore La morte di Cappia fu un'esecuzione
LATINA - Il numero dei proiettili, uno alla testa e uno al cuore, la direzione dei colpi che hanno attinto Ulrico Cappia, l’enologo trovato carbonizzato a Itri lo scorso anno,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LATINA - Il numero dei proiettili, uno alla testa e uno al cuore, la direzione dei colpi che hanno attinto Ulrico Cappia, l’enologo trovato carbonizzato a Itri lo scorso anno, fuori l’azienda vinicola Schettino: è parte della ricostruzione che il medico legale Gianluca Marella ha effettuato ieri davanti alla Corte D’Assise nel processo che vede alla sbarra Giuseppe Ruggeri, 56 anni, accusato di aver ucciso il 57enne di origini coneglianesi, perché considerato responsabile del suo licenziamento. Un esame difficile da effettuare quello sul corpo di Cappia, in avanzato stato di carbonizzazione: secondo la perizia medico-legale i due colpi sarebbero stati esplosi dal sedile posteriore della sua auto poi avvolta dalle fiamme. Quattro i dipendenti dell’azienda Schettino ascoltati ieri: in parte hanno confermato e in parte no quanto avevano dichiarato nel 2013 rispetto al clima teso che si respirava sul lavoro. Ai carabinieri avevano riferito di particolari aspetti del carattere dell’imputato, “che non voleva ordini da Cappia e faceva di testa sua, non voleva essere comandato e la vittima era stufa di questo atteggiamento”. E ancora, sempre nei verbali uno dei lavoratori aveva dichiarato come “per il bene dell’azienda uno dei due doveva andare via altrimenti prima o poi si sarebbero azzuffati”. Testimonianze andate avanti tra vari “non ricordo” e “forse l’ho detto”, per poi lasciare il posto alla ricostruzione di un maresciallo dei carabinieri rispetto alla prima fase dell’indagine. Il processo continuerà in gennaio con i testi dell’accusa.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino