Grafica Veneta, la difesa dei manager: «Acquistato il macchinario per sostituire i pakistani»

Sede di Grafica Veneta
PADOVA  - Grafica Veneta voleva sbarazzarsi al più presto dei lavoratori pakistani in regime di appalto. Il colosso di Trebaseleghe stava lavorando da tempo ad una...

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PADOVA  - Grafica Veneta voleva sbarazzarsi al più presto dei lavoratori pakistani in regime di appalto. Il colosso di Trebaseleghe stava lavorando da tempo ad una diversa organizzazione delle attività di rilegatura e confezionamento dei testi. Al punto da acquistare un sofisticato macchinario addirittura in Giappone. É quanto hanno raccontato i due dirigenti finiti sotto inchiesta con le accuse di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nel corso degli interrogatori resi lo scorso 24 agosto al pubblico ministero Andrea Girlando, nella caserma dei carabinieri di Cittadella.



LE INDISCREZIONI
Emergono le prime indiscrezioni su quanto svelato da Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, amministratore delegato e responsabile dei sistemi di gestione integrati di Grafica Veneta, in quasi dieci ore complessive di faccia a faccia con il magistrato. L'azienda di proprietà di Fabio Franceschi ha cercato a lungo sul mercato un macchinario in grado di applicare bollini e fascette sui testi. In Europa non sarebbe stato però reperito nulla che facesse al caso di Grafica Veneta. Il macchinario giusto è stato individuato in Giappone. L'ordinativo risale al mese di marzo. E il suo sdoganamento per l'ingresso nel nostro Paese è casualmente avvenuto proprio il 26 luglio, cioè il giorno in cui i carabinieri hanno dato esecuzione alle misure cautelari. Bertan ha prodotto al pm la documentazione in lingua giapponese che attesta l'acquisto della macchina in grado di svolgere tutte le attività di finissaggio, fino a quel momento assicurate dai dipendenti della società trentina BM Services. Il processo di automazione è praticamente completo. Resta una sola attività manuale, quella dell'inscatolamento dei libri, per la quale Grafica Veneta ha già provveduto ad assumere alle proprie dipendenze una trentina di lavoratori a tempo determinato.

Un cambio di rotta a 360° confermato anche dal legale dell'azienda Fabio Pinelli: «Queste attività a basso valore aggiunto vanno automatizzate oppure esternalizzate completamente. Tenere in azienda lavoratori con contratto d'appalto alla lunga genera problemi di difficile soluzione».
Bertan e Pinton avrebbero poi fornito una serie di spiegazioni sull'effettiva portata di alcune delle conversazioni intercettate dai carabinieri. Su altre non avrebbero invece potuto far altro che confermare quanto contestato loro dalla Procura. L'esito degli interrogatori viene definito più che soddisfacente. Lo dimostrano i provvedimenti assunti dal pubblico ministero Girlando e accolti dal giudice per le indagini preliminari. Un atteggiamento di piena collaborazione con gli inquirenti che ha consentito di alleggerire la misura cautelare e successivamente di accogliere le proposte di patteggiamento con revoca dell'ordinanza di ammissione all'incidente probatorio.



I due manager hanno ottenuto di poter concordare una sanzione pecuniaria al posto della pena detentiva, dopo aver assicurato ale undici parti offese un risarcimento che si aggira sui 200-220 mila euro. In attesa della fissazione dell'udienza per il patteggiamento, Bertan e Pinton hanno riacquistato ieri la piena libertà. Il gip Claudio Marassi ha revocato, su richiesta della Procura, l'obbligo di dimora nei due comuni di residenza, Camposampiero e Santa Giustina in Colle. La notizia è stata accolta con soddisfazione dal patron di Grafica Veneta.
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Il Gazzettino