Polizia schierata in cimitero: funerale blindato per il capo Rom

Le forze di polizia presidiano il funerale del capo Rom
Funerale blindato per Muharem Salkanovic: il capofamiglia rom morto a 65 anni per Covid. Polizia, carabinieri e vigili urbani hanno tenuto d’occhio parenti e amici, arrivati...

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Funerale blindato per Muharem Salkanovic: il capofamiglia rom morto a 65 anni per Covid. Polizia, carabinieri e vigili urbani hanno tenuto d’occhio parenti e amici, arrivati anche dall’estero, sfidando le restrizioni anti Covid, per dare l’ultimo saluto al capo rom morto la sera della vigilia di Capodanno all’ospedale di Montebelluna. Dopo il vertice in Prefettura, alla famiglia di Muharem Salkanovic è stato concesso di poter salutare per l’ultima volta il loro patriarca a due parenti alla volta, è stato possibile entrare in cimitero dove è stata svolta anche una funzione funebre dall’imam di Cornuda. Un centinaio tra parenti e amici hanno partecipato al corteo funebre partito dall’obitorio, dove ieri mattina i Salkanovic si erano dati appuntamento, per poi arrivare fino al campo nomadi di Pederiva dove Salkanovic viveva con la sua numerosa famiglia fin dagli anni Ottanta.


L’ASSISTENZA
Dal 23 dicembre, quando il sessantacinquenne era stato ricoverato all’ospedale di Castelfranco, i figli e i nipoti non lo avevano mai lasciato. I famigliari si erano accampati con i camper fuori dall’ospedale. Anche quando Salkanovic era stato trasferito all’ospedale di Montebelluna perché era risultato positivo al Covid, i figli erano rimasti per giorni parcheggiati con i camper fuori dal San Giacomo, in attesa di vedere dalla finestra loro padre che li salutava. «Si è infettato in ospedale - sostiene in lacrime il figlio Zlatko - sentivamo tutti i giorni papà al telefono e mentre era ricoverato in ospedale a Castelfranco ci aveva detto che un’infermiera era risultata positiva e insieme a lui altri tre pazienti nei giorni successivi erano positivi al Covid». I figli e la moglie chiedono chiarezza e presto daranno mandato al loro avvocato per accedere alla cartella clinica del sessantacinquenne. «Era stato ricoverato per un dolore alla spalla ed era negativo al Covid - continua il figlio - per questo era stato trasferito a Castelfranco». 
LA STORIA

Il sessantacinquenne era arrivato in Italia a metà degli anni Ottanta. Originario di Gradiska, (Bosnia), dove era titolare di un albergo, si era trasferito a Montebelluna dove aveva acquistato un terreno lungo la Feltrina e dove vive tutt’ora la numerosissima famiglia Salkanovic. Una funzione molto breve celebrata dall’imam di Cornuda e poi la bara è stata portata all’interno del cimitero dove è stata seguita da 15 persone. A monitorare che non si creassero assembramenti ci sono stati i militari dell’Arma. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino