Il Comune stoppa la moschea: «Quel capannone ha destinazione industriale: non si può cambiare»

Fedeli musulmani in preghiera
LENDINARA - «Non sarà tecnicamente possibile la conversione di un capannone artigianale in una moschea, perché le norme urbanistiche non lo consentono....

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LENDINARA - «Non sarà tecnicamente possibile la conversione di un capannone artigianale in una moschea, perché le norme urbanistiche non lo consentono. Inoltre non rientra nel programma amministrativo». Lo indicano congiuntamente il consigliere delegato all’Urbanistica Davide Bernardinello, esponente dei Civici indipendenti che hanno il maggior peso in Consiglio comunale, e il consigliere Loris Tietto, che rappresenta Impegno civico, il gruppo del sindaco Luigi Viaro. Entrambi rispondono alla lettera aperta del consigliere di minoranza Fabrizio Pavan, che sul tema chiede un incontro pubblico tra Consiglio e rappresentanti della comunità musulmana, sostenendo che se il capannone artigianale in via Marchefave è stato acquistato gli acquirenti avrebbero delle certezze sul fatto che se ne può modificare la destinazione d’uso. 



CHIARIMENTO

«Già mesi fa in Consiglio avevamo chiarito il procedimento che seguirà la domanda pervenuta al nostro Ufficio tecnico - avvertono - ma lo ripetiamo per stroncare illazioni che potrebbero alimentare un clima di ostilità nei confronti di una parte della nostra comunità. L’immobile recentemente acquistato dall’associazione musulmana Assalam, secondo il Piano degli interventi vigente fa parte della zona produttiva di Lendinara, destinata ad insediamenti industriali e artigianali. Dal punto di vista normativo l’immobile è compreso in zona “D1”, in cui sono ammesse esclusivamente attività industriali, artigianali, direzionali, pubblici esercizi per superfici complessive non superiori a 200 mq, attività commerciali all’ingrosso oppure attività al dettaglio limitatamente agli esercizi di vicinato e alle medie strutture di vendita. Tra le destinazioni ammesse dal Piano non vi sono strutture e attrezzature associative di natura religiosa e quelle ad esse assimilate, che pertanto sono escluse nella zona».
I due consiglieri ricordano anche l’art. 51 delle Norme tecniche attuative del Piano degli interventi, in cui è espressamente riportato che istituzioni culturali, associative e religiose possono trovare collocazione esclusivamente nelle zone dedicate ad “attrezzature collettive”, ovvero le aree “F2/A” esistenti o quelle “F2/B” di progetto. «Pertanto non sarà possibile accogliere la domanda pervenuta per variare la destinazione d’uso in moschea del capannone recentemente acquistato dall’associazione culturale musulmana – concludono - Dal punto di vista politico i gruppi di maggioranza si sono già espressi, e comunque si ribadisce che questo argomento non rientra tra gli obiettivi prefissati di questa amministrazione».

L’ITER


Bernardinello e Tietto, che rappresentano sette consiglieri di maggioranza su 11, escludono quindi un possibile esito positivo dell’iter che prevede l’esame da parte dei tecnici e il vaglio del Consiglio comunale.
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Il Gazzettino