Noventa. Il sindaco contesta il 4 novembre: «Il 15-18 non è stata una vittoria». E l'associazione dei combattenti scioglie il picchetto

Poi Uniti nella memoria cerca di smorzare i toni sostenendo che un loro componente aveva accusato un malore

Dalla pagina Fb di Marcello Bano
NOVENTA (PADOVA) - «Il 4 novembre 1918 non è una vittoria da festeggiare perché è costata la vita a 650mila soldati italiani». Parole del sindaco...

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NOVENTA (PADOVA) - «Il 4 novembre 1918 non è una vittoria da festeggiare perché è costata la vita a 650mila soldati italiani». Parole del sindaco di Noventa Padovana Marcello Bano. E l’associazione combattentistica “Uniti nella Memoria”, scioglie il picchetto e se ne va dalla cerimonia. Momenti di tensione ieri mattina durante il discorso istituzionale del primo cittadino leghista per il Giorno dell’Unità Nazionale e ricorrenza dell’Armistizio del 1918 che pose fine alla Prima Guerra Mondiale. Tensione poi cavalcata anche dall’opposizione, con l’ex sindaco e consigliere provinciale Luigi Bisato che entra a gamba tesa sulla questione: «Le parole di Bano sono veramente inqualificabili». Nel pomeriggio, però, un parziale dietrofront dell’associazione. I vertici di “Uniti nella memoria”, sentiti telefonicamente, hanno provato a smorzare i toni: «Nessuna polemica nei confronti del sindaco e del suo discorso. Abbiamo sciolto il picchetto e ce ne siamo andati perché un nostro membro ha accusato un malore». Ma quanto accaduto è stato anche immortalato in vari video: è chiaro che lo scioglimento del picchetto, in maniera plateale, ha interrotto il discorso di Bano. Quindi sollecitato sul reale motivo per cui è stata abbandonata la celebrazione, uno dei coordinatori dell’associazione ha tagliato corto e con un sorriso sarcastico ha riferito: «Va bene così, mi perdoni, non parlo».

La cerimonia

Durante il suo discorso Bano, leghista, aveva evidenziato come la I guerra mondiale sia costata 650mila vite di soldati italiani e per questo «Non è una vittoria da festeggiare». Un commento del sindaco in riferimento a un precedente intervento dell’associazione, secondo cui la Grande Guerra rappresentava per l’Italia «il compimento del sogno risorgimentale». Il sindaco a tal proposito ha ricordato come molti veneti, durante il Risorgimento, fossero «Vestiti con le divise austriache». E ancora: «La stragrande maggioranza dei soldati nel primo conflitto mondiale – ha detto Bano - combattevano non per un ideale, ma perché costretti: altrimenti avrebbero fatto la fine dell’artigliere Alessandro Ruffini, fucilato proprio qui a Noventa perché si era permesso di salutare il generale Graziani tenendo il sigaro in bocca. Non a caso, tra le molte voci discordanti in quegli anni, ci fu quella di papa Benedetto XV, che definì la guerra un’inutile strage. Questa giornata dev’essere quindi un momento di riflessione, perché la guerra è guerra. Non c’è una guerra giusta e una guerra ingiusta: la guerra fa morti. Lo vediamo oggi in Ucraina e in Medioriente: la guerra è sempre sbagliata. E io ritengo che la comunità di Noventa debba stare sempre dalla parte della pace. Questa giornata non va quindi ricordata per una vittoria, perché non c’è stata nessuna vittoria, ma un’aggressione». Al termine della celebrazione Bano ha risposto alle critiche: «Dispiace che gli esponenti dell’associazione se ne siano andati in quel modo, ma per fortuna oggi non c’è più il generale Graziani, siamo in democrazia e hanno il diritto di avere idee diverse. Noi però rimaniamo convinti che ogni guerra sia una tragedia: parlare di vittoria ora come ora ci sembra stonato».

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Il Gazzettino