«Attenti all'effetto inflazione: troppe mostre "annacquano" il vino»

«Attenti all'effetto inflazione: troppe mostre "annacquano" il vino»
VENEZIA - Ventiquattro edizioni; centinaia di aziende coinvolte, un’ottantina solo in Veneto; un’occasione per avvicinarsi a un settore trainante per il made in...

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VENEZIA - Ventiquattro edizioni; centinaia di aziende coinvolte, un’ottantina solo in Veneto; un’occasione per avvicinarsi a un settore trainante per il made in Italy come sottolineato anche al 50. Vinitaly. È questo il biglietto da visita di Cantine Aperte, la manifestazione creata nel 1993 dal Movimento Turismo del Vino e che ha riscosso negli anni un tale successo da rimanere, tra i tanti, uno degli appuntamenti più attesi dell’universo-vino.

Ormai le rassegne vinicole si succedono a ritmo serrato: il calendario non è troppo pieno, non si rischia un effetto-saturazione che "annacqui" il vino? E’ la rifelssione di Nadia Zenato, produttrice dell’estrema provincia veronese, con le sue vigne che quasi si bagnano sul Garda, e vice-presidente nazionale delle Donne del Vino.
Lei a Cantine Aperte ci crede e sostiene quelle iniziative "storiche" che sanno rinnovarsi «perchè fanno bene al vino». Zenato non vuole dare pagelle, ma mette sotto osservazione quelle scopiazzature fatte per richiamare curiosi, quindi: «Attenzione ai cloni, c’è il rischio di abbassare la qualità non solo delle manifestazioni ma della stessa percezione del prodotto vino che invece vogliamo fare crescere assieme al consumatore consapevole».
E Cantine Aperte? «Non sfugge alla necessità di diversificare l’offerta. E intendo dire, l’occasione. Un evento con migliaia di produttori coinvolti deve necessariamente creare un legame con i consumatori, una fidelizzazione. La chiave è la cultura, del vino e del territorio nel senso più ampio».
Una "palestra" in cui le Donne del Vino possono giocare un ruolo da protagoniste, basta scorrere la lunga lista delle cantine partecipanti all’iniziativa per averne conferma. «Forse perchè siamo più attente ai dettagli -ammette Zenato- e vogliamo creare una vera emozione: un vero e proprio "feeling del vino" apprezzato e premiato dai consumatori».
Selezione. Secondo Zenato, negli anni vi è stata comunque una sorta di scrematura che ha dato spazio ai veri enoturisti lasciandosi per strada i semplici curiosi. «È il valore aggiunto che il Movimento ha saputo creare. Le manifestazioni che sanno veicolare un messaggio preciso e valido alla fine riescono ad allargare la platea dei veri interessati».

Ecco allora aziende che "confezionano" l’evento con un corredo culturale, di conoscenza. Non mancano anche gli aspetti benefici che quest’anno vanno a favore della lotta ai tumori. «Un ulteriore aspetto che fa sentire il mondo del vino vicino alla persone non solo quando si sceglie una bottiglia in negozio o al ristorante». Del resto la ricaduta economica diretta di queste giornate non è immediatamente quantificabile, sottolinea Nadia Zenato: «È piuttosto qualcosa che va misurato nel tempo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino