La legge è incostituzionale: sanzioni e demolizioni in vista per chi ha ampliato o ristrutturato casa con Cantiere Veloce

Il Governo ha impugnato la legge del Veneto e la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l'articolo 7. Cosa succede adesso ai cittadini che ne hanno usufruito

Un cantiere edile
VENEZIA - Problemi in vista per i cittadini che si sono avvalsi o si stanno avvalendo della legge veneta Cantiere Veloce. Perché hanno costruito, ristrutturato, ampliato...

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VENEZIA - Problemi in vista per i cittadini che si sono avvalsi o si stanno avvalendo della legge veneta Cantiere Veloce. Perché hanno costruito, ristrutturato, ampliato sulla base di una norma dichiarata incostituzionale e ora devono correre ai ripari. Come? Ben che vada chiedendo una sanatoria. Mal che vada pagando una multa. Ma il peggio è che siano chiamati addirittura a demolire il manufatto su ordine del Comune. Altro che cantieri veloci.

Ristrutturazione con Cantiere veloce, i rischi


Ancora non è stato quantificato il numero di cittadini che possono trovarsi in questa situazione, ma, come conferma l'Avvocatura regionale, il problema esiste e rischia di avere delle ripercussioni. È successo questo: l'anno scorso il consiglio regionale del Veneto ha approvato una legge denominata Cantiere Veloce (la numero 19 del 30 giugno 2021) che puntava a sburocratizzare l'iter legislativo. Ecco cosa diceva il relatore Marco Zecchinato (Lega): «Pensiamo a chi ha appena acquistato una casa degli anni Cinquanta e, nonostante tutte le agevolazioni fiscali, non può accedere al Superbonus per la ristrutturazione per piccoli abusi edilizi che risalgono ormai a decine di anni fa e che, fino ad adesso, non sono stati sanabili. La nuova legge regionale potrà permettere di risolvere queste piccole irregolarità. Inoltre, la normativa permetterà un particolare snellimento delle pratiche per interventi di demolizione e ricostruzione». Peccato che il Governo abbia impugnato la legge e la Corte Costituzionale abbia dichiarato incostituzionale l'articolo 7. Che quindi non esiste più. E adesso? Il problema è per chi ha ancora il cantiere aperto.


Quando scatta la demolizione 

Due le fattispecie, come spiega l'Avvocatura di Palazzo Balbi. La prima riguarda gli edifici antecedenti al 1977: Cantiere Veloce dava valore al certificato di abitabilità/agibilità; la Consulta, invece, dice che non basta, bisogna che ci sia un titolo edilizio (il permesso di costruire, la licenza o concessione edilizia). Cosa succede se un cittadino ha ristrutturato o ampliato la casa sulla base della legge regionale del 2021? Dice l'Avvocatura Regionale: L'unica ipotesi in cui possono ritenersi regolari difformità esecutive rispetto a titoli abilitativi rilasciati in passato è quella delle cosiddette tolleranze costruttive, ossia le difformità esecutive contenute nel limite del 2%. Altrimenti? Altrimenti devono chiedere la sanatoria. E se la sanatoria non fosse possibile? Allora sarebbe un problema, potrebbe scattare il regime sanzionatorio o, in casi particolari, l'ordinanza di demolizione. L'altra fattispecie riguarda gli immobili realizzati in epoca antecedente al 1967: la legge veneta diceva che non serviva il titolo edilizio, la Consulta ha stabilito invece che serve, eccome, perché sono norme statali e vanno applicate.


L'opposizione di centrosinistra in consiglio regionale è insorta. Jonathan Montanariello e Andrea Zanoni: «Ora è un caos per i cittadini». «Le aziende e i cittadini hanno bisogno di regole chiare, non di fantasie elettorali», hanno rincarato Cristina Guarda, Erika Baldin, Elena Ostanel, Arturo Lorenzoni. «Che l'articolo 7 potesse essere considerato al limite della competenza tra Regione e Stato era una possibilità di cui avevamo tenuto conto, ma andava data una risposta - la replica del leghista Zecchinato -. Non resta che sensibilizzare il nuovo Governo rispetto a un problema reale che è necessario risolvere».


E i Comuni? Dice il presidente di Anci Veneto, Mario Conte: «La norma della Regione nasce dalla volontà di semplificare e sburocratizzare le procedure per sanare alcune difformità che talvolta sorgono tra la fase di progettazione e quella di esecuzioni lavori. La decisione in questione, purtroppo, potrebbe creare delle difficoltà per le pratiche sospese perché naturalmente non possono più richiedere la sanatoria e, quindi, si troverebbero di fronte ad una sanzione. Come Anci Veneto siamo a disposizione dei Comuni e li supporteremo nella valutazione delle pratiche, anche se riteniamo che l'impatto della decisione dovrebbe essere limitato».

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Il Gazzettino