Sepolture e resti umani scoperti restaurando la necropoli romana

Il sepolcreto di Aquileia dopo il restauro
AQUILEIA (Udine) - Le opere di recupero dell’antico sepolcreto romano di Aquileia, avviate in prima battuta nel gennaio dello scorso anno e quasi del tutto ultimate, hanno...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
AQUILEIA (Udine) - Le opere di recupero dell’antico sepolcreto romano di Aquileia, avviate in prima battuta nel gennaio dello scorso anno e quasi del tutto ultimate, hanno portato a scoprire, in una parte dell’importante area archeologica, nuove testimonianze storiche. Si tratta di resti di ossa umane, di fatto parti di salme sepolte secoli orsono in questa zona defilata di quella che un tempo fu la quarta città dell’Impero Romano. Adesso la Soprintendenza, unitamente alla Fondazione Aquileia, stanno lavorando per portarle alla luce e per capire, poi, a che epoca risalgano e a chi appartengano, se a notabili o a chi altro. Sulla scoperta si mantiene ancora molto riserbo e non si se i resti siano accompagnati da eventuali corredi funerari.

 

Il sepolcreto di Aquileia rappresenta un unicum nel suo genere ed è uno dei siti forse meno noti della città antica, immeritatamente. Da 30 anni non veniva messa mano all’area che presentava notevoli problemi sul fronte infiltrazioni d’acqua e di annerimento dei sarcofagi. L’intervento di miglioramento, costato 240mila euro e finanziato dalla Fondazione, non solo ha permesso di restituirlo al suo originario splendore ma anche di preservarlo dall’umidità e renderlo accessibile ai turisti in tutta sicurezza. Si tratta di uno dei pochi esempi di necropoli romana ancora conservata “in situ” nell’Italia settentrionale. L’intervento di restauro ha previsto il recupero di monumenti, sarcofagi ed elementi architettonici (nelle foto come si presentano oggi). I cinque recinti funerari, scoperti nel 1940 e restaurati la prima volta in pieno periodo bellico, appartengono a famiglie aquileiesi del primo e secondo secolo (Stazia, Trebbia, Cestia e Giulia) e costituiscono l’unico tratto visitabile di un’area funeraria situata lungo le strade che un tempo si diramavano dal centro urbano. La pulizia è stata fatta con impacchi assorbenti per rimuovere macchie, incrostazioni di calcaree, croste nere, alghe, muschi e licheni.   Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino