Antonio Canova, il potere politico e le opere d'arte

Antonio Canova, il potere politico e le opere d'arte
I due protagonisti dell'esposizione sono uno di fronte all'altro. Da una parte Antonio Canova ritratto da Thomas Lawrence in una posa neoclassica, dall'altra il volto...

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I due protagonisti dell'esposizione sono uno di fronte all'altro. Da una parte Antonio Canova ritratto da Thomas Lawrence in una posa neoclassica, dall'altra il volto leggermente pacioccone di Giovanni Battista Sommariva, politico nato in Lombardia, diplomatico, mercante d'arte, uomo descritto ai posteri come un "tantino" senza scrupoli, ma in realtà in pieno, uomo del proprio tempo, capace di cercare il bello, di trovarlo nelle opere dello stesso Canova, di scegliere "politicamente" di stare con il più forte o con il potente di turno,(leggasi Napoleone) ai tempi della Repubblica Cisalpina (1796-1799) per poi averne il benservito, ritirandosi dall'agone politico e preferendo il collezionismo d'arte. Ed è a questi due personaggi che troneggiano in una sala del Museo Canoviano di Possagno che è dedicata la mostra "Canova e il potere. La collezione Sommariva", ideata da Vittorio Sgarbi, nella sua veste di presidente della Fondazione Canova, e curata da Moira Mascotto, direttrice del Museo di Possagno e da Elena Catra. La mostra, presentata ieri anche dal sindaco del paese trevigiano, Valerio Favero, rimarrà aperta fino al 3 settembre e si propone di raccontare il rapporto dell'artista/scultore con il mondo della politica, con i protagonisti del tempo sia dal punto di vista economico che culturale in un ambiente lombardo.


IL DIALOGO
E se è vero che nelle opere esposte il genio di Canova emerge in tutta la sua forza, quello che appare interessante è soprattutto come traspaia la figura di Sommariva. Uno degli elementi decisivi della mostra sta proprio nel tentativo di recuperare un clima, un'atmosfera canoviana... come se si entrasse in casa di Giovan Battista Sommariva. E lo si coglie non solo con le opere del Maestro di Possagno come la straordinaria "Maddalena penitente" (1798-99) in gesso che dialoga con il dipinto analogo, ma anche con le opere di artisti che a lui si sono ispirati, primo fra tutti Francesco Hayez, e altri meno conosciuti, ma interessanti come Gaspare Landi (1756-1830); Domenico Pellegrini (1759-1840).


IL RECUPERO


La collezione Sommariva rappresenta, in qualche modo, il gusto di un mercante illuminato di fine Settecento. «Questa annoverava nove opere - racconta il catalogo della mostra edito da Contemplazioni - di cui cinque marmi importanti dello stesso Canova, oltre a quelle di Hayez, Bertel Thorvaldsen e Pierre Paul Proud'hon. E in tutto questo emerge l'opera l'«Apollino» proveniente dalla Collezione comunale d'arte di Bologna, esposta per la prima volta al pubblico dopo il restauro sostenuto dal Museo Canova e realizzato dell'Opificio delle Pietre dure di Firenze». Il percorso della mostra è articolato in tre sezioni, che vanno ad aggiungersi all'itinerario della Gypsoteca. La prima di esse è dedicata al mondo politico dell'epoca di Sommariva (e di Canova); la seconda analizza il rapporto tra il mercante d'arte e l'artista accomunati dall'amore per l'arte e il collezionismo. Infine la terza sezione, forse quella oggettivamente più debole, con alcune opere della bottega di Canova e del suo atelier. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino