Incertezza sull'aumento dei canoni demaniali marittimi, operatori balneari nel caos

CANONI DEMANIALI caos sugli aumenti annuali del 25 per cento
CHIOGGIA  «Vuol dire che possiamo fare a meno di pagare l’aumento del 25 per cento?» Il mondo dei balneari è in subbuglio, combattuto tra...

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CHIOGGIA  «Vuol dire che possiamo fare a meno di pagare l’aumento del 25 per cento?» Il mondo dei balneari è in subbuglio, combattuto tra speranza che deriva dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha concesso la sospensiva dal pagamento del canone demaniale ad un imprenditore di Rosolina, e il timore legato alla complessità della vicenda, sia dal punto di vista giuridico che da quello politico. «Nessuno, da noi, a quanto mi risulta – dice il presidente di Ascot, Giorgio Bellemo – aveva fatto ricorso al Tar contro gli aumenti del 25% e, ormai, i termini sono scaduti, per i singoli operatori. Credevo fossero stati i sindacati nazionali a proporre ricorso e sono rimasto stupito quando ho visto che era stato un privato. Ora dovrebbe essere il Governo a prendere in mano la questione, sulla scorta di questa sentenza che sembra (aspettiamo il giudizio di merito) supportare quello che abbiamo sempre detto: il calcolo degli indici è sbagliato». 

La vicenda

Ma c’è anche un appiglio giuridico, come spiega l’avvocato Valerio Migliorni, autore del ricorso al Consiglio di Stato che contesta quel 25% risultante dall’indice Istat Foi (famiglie operai e impiegati), 8%, e dall’indice dei prezzi alla produzione, 42% (causa pandemia e guerra, costi dell’energia e delle materie prime) che fa, appunto il 25% di media. Ma tale media, per legge, dovrebbe essere fatta tra il Foi e l’indice dei prezzi all’ingrosso, che non viene più calcolato da anni ma, soprattutto, è del tutto diverso da quello dei prezzi alla produzione. «Il primo ricorso - dice Migliorini - l’abbiamo presentato al Tar del Lazio, competente per materia, essendo l’aumento dei canoni stabilito da un decreto ministeriale, con la contestuale richiesta di sospensiva. Il Tar ha negato la sospensiva argomentando che il ricorrente avrebbe potuto, successivamente, se il ricorso fosse stato accolto, chiedere il rimborso e, dunque, non c’era urgenza. E, senza sospensiva, l’udienza di merito avrebbe potuto svolgersi, addirittura, tra qualche anno. Siamo ricorsi al CdS sostenendo che l’aumento dei canoni avrebbe avuto riflessi diretti, già in questa stagione, sui prezzi per gli utenti, i quali avrebbero potuto, quindi, scegliere altre mete per le vacanze, con danno evidente, ma difficilmente quantificabile in concreto, per il mio cliente». Così è arrivata la sospensiva che presuppone l’urgenza e che il ricorso sembri fondato e, altrettanto importante, il sollecito al Tar del Lazio a pronunciarsi rapidamente sul merito. «Ora – continua Migliorini – la sospensiva vale per il ricorrente ma la giurisprudenza è divisa sulla validità per tutti. Validità che, invece, avrà la sentenza di merito, se accoglierà integralmente il ricorso con cui abbiamo chiesto l’annullamento del decreto ministeriale. In ogni caso, dato che vi è sempre un margine di incertezza nelle questioni giuridiche, ogni operatore farebbe bene a rivolgersi al proprio legale di fiducia». 

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Il Gazzettino