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CANEVA (PORDENONE) - La strada Cima La Costa non potrà più essere sbarrata all’altezza della proprietà di Udilla Marcolin perché, come interpretato dal Tar del Friuli Venezia Giulia esaminando la delibera 12/2015 fatta propria del Comune di Caneva, il tratto fa parte della viabilità minore ad uso pubblico. Uso pubblico - come specificano i giudici nella sentenza depositata ieri - ma non soggetta a transito pubblico e quindi al Codice della strada, possono pertanto transitare coloro che ne hanno necessità per uso agricolo e forestale, ma anche turistico e ricreativo. Quindi anche ciclisti, escursionisti e cacciatori. «Non è una strada in cui può passare chiunque, ha invece rilevanza agricola, pastorale e turistica», afferma l’avvocato Mattia Matarazzo, che ha tutelato il Comune nel ricorso, ieri respinto, presentato dall’avvocato Sergio Gerin contro l’ordinanza del 15 novembre 2023, quando l’amministrazione comunale ha ordinato il ripristino della percorribilità del tratto chiuso con un cancello.
LA VICENDA
L’interpretazione non convince Gerin, che nella sentenza intravede contraddizioni che gli fanno pensare a un ricorso al Consiglio di Stato.
IL BRACCIO DI FERRO
In passato la proprietà aveva autorizzato la realizzazione di una pista forestale consentendo il transito alle guardie per motivi di servizio. Nel 2019 la Regione fa rimuovere il cartello che indicava il divieto di transito (legge regionale 15/91 n. 15) specificando che la strada non è pubblica, ma privata. Quattro anni prima il Consiglio comunale aveva invece adottato la delibera 12/2015 decretando che quei 200 metri potevano essere considerati viabilità minore. La strada viene tuttora usata da ciclisti, cacciatori o escursionisti che però passano nel giardino della famiglia Marcolin, che posiziona sbarramenti che vengono puntualmente rimossi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino