Appello per curare Pepa, il cane che trovò un neonato abbandonato

Il cane Pepa
ROSOLINA - Il bene che fai nella vita poi ti torna indietro. È così che la pensa chi fa volontariato: sarebbe bello  fosse così anche quando chi ha...

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ROSOLINA - Il bene che fai nella vita poi ti torna indietro. È così che la pensa chi fa volontariato: sarebbe bello  fosse così anche quando chi ha fatto del bene è un animale, il miglior amico dell’uomo.  Pepa, il cane che la primavera scorsa fiutò e rese possibile il ritrovamento di Giorgio, il neonato abbandonato nei pressi del cimitero di Rosolina.  «Pepa sta male, si è ammalata di un brutto tumore - racconta Sara, la figlia dell’anziana proprietaria - le cure sono molto costose e l’operazione complicata. Da sole non siamo in grado di affrontare questi costi, per questo abbiamo chiesto aiuto a tutti quelli che avevano esaltato il cane-eroe».

 
Rimasta nell’ombra nei giorni in cui il fatto aveva ottenuto visibilità nazionale, la signora Wanda si era sempre schermita dicendo di aver semplicemente fatto la cosa giusta, il suo dovere. Così aveva preferito che fosse la sua Pepa ad avere - giustamente - la sua parte di celebrità. Ci è invece rimasta un po’ male per il fatto che, del piccolo Giorgio, non ha più saputo nulla, né chi l’ha adottato né dove si trovi ora.
Ma poi, i problemi di salute del suo cane hanno assorbito i suoi pensieri. «Pepa è seguita dal veterinario qui a Rosolina e dal reparto oncologico della clinica veterinaria dell’Arcella a Padova - continua Sara - è un meticcio di 11 anni che non risente del tumore che l’ha colpito alla gamba. Anzi, dimostra una vitalità e una forza sorprendenti anche nell’affrontare le cure. Potrebbe avere benissimo altri 5-6 anni di vita. Vorremmo evitare l’amputazione dell’arto e se possibile trovare altre soluzioni. Ma ci serve un aiuto economico perché cure ed operazioni hanno costi elevati».
Nella vita di Sara, padovana ma molto legata a Rosolina dove ormai vivono la madre e Pepa, c’è sempre stato uno spazio per la solidarietà. È stata a lungo impegnata come volontaria per portare aiuto e pasti ai senzatetto che vivono ai margini della stazione ferroviaria di Padova. Ancora un anno fa, attraverso la sua attività di pizzeria per asporto, aveva lanciato l’iniziativa della “pizza sospesa”, cioè la possibilità per i suoi clienti di lasciare una pizza pagata a favore dei più bisognosi. «Viviamo in un mondo in cui ci sono tante cose brutte -conclude Sara - ma non dobbiamo mai dimenticarci che c’è anche una parte di mondo che invece è bello, e sta a noi far prevalere quest’ultima».

Partita solo da pochi giorni, la campagna per aiutare Pepa sta riscuotendo un buon successo. Il passaparola e i social stanno aiutando a far conoscere la sua storia che si lega inevitabilmente a quella di Giorgio. E questo surplus di popolarità potrebbe essere decisivo per salvarle la vita. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino