Adriano, lo scienziato bellunese a tu per tu con il vulcano che fa paura alle Canarie

Adriano Ghedina, lo scienziato bellunese a tu per tu con il vulcano che fa paura alle Canarie
BELLUNO - «Non ci sono italiani in pericolo, ma tutti qui conosciamo qualcuno che si ritrova con la propria abitazione sotto la lava o che è attualmente...

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BELLUNO - «Non ci sono italiani in pericolo, ma tutti qui conosciamo qualcuno che si ritrova con la propria abitazione sotto la lava o che è attualmente sfollato», c'è anche Adriano Ghedina alle Canarie, spettatore, suo malgrado, dell'Scienziato bellunese a tu per tu con il vulcano situato dall'altra parte dell'isola spagnola rispetto a dove risiede. 


LO SCIENZIATO

«In questo particolare frangente racconta - la bellezza della natura passa in secondo piano rispetto al dramma che stanno vivendo seimila persone». La natura, infatti, in particolare il cielo e i corpi celesti rappresentano la passione e la professione di Ghedina, che è una figura molto conosciuta nel Bellunese, essendo un ricercatore al Telescopio nazionale Galileo di La Palma alle isole Canarie.

Ampezzano, Adriano Ghedina (51 anni) si è diplomato al liceo scientifico Galilei di Belluno, per poi laurearsi in astronomia a Padova. Attualmente è responsabile, alle Canarie appunto, del Telescopio nazionale Galileo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Da una settimana anche il suo orizzonte di osservazione si è abbassato. Ad una quindicina di chilometri dall'osservatorio, infatti, il vulcano Cumbre Vieja si è risvegliato: prima una scossa di terremoto di magnitudo 4.2, poi dalla sommità è fuoriuscito un alto pennacchio di vapori e di cenere, quindi si sono viste le fontane di lava, infine è cominciato a sgorgare il magma che ha già raggiunto alcune strade di collegamento nella parte alta dell'isola. «Da venerdì è cambiato il vento e le ceneri del vulcano sono arrivate anche da questa parte dell'isola fa sapere Adriano Ghedina -. L'aeroporto è stato chiuso per accumulo di ceneri sulla pista e per scarsa visibilità, noi abbiamo chiuso l'osservatorio, perché le ceneri rappresentano un pericolo per la strumentazione ottica e i meccanismi del Telescopio». Le ceneri vulcaniche. Ghedina, che da 24 anni, abita all'isola de La Palma ricorda come siano seimila gli sfollati, un migliaio i mezzi di soccorso intervenuti, «la lava che scende verso ovest ha già sepolto 300 costruzioni, di cui la metà sono case abitate. È un'agonia, una cosa lenta che non si sa quanto durerà. Di solito le eruzioni hanno una durata che va da un minimo di un mese ad un massimo di tre mesi. Non è come un terremoto, ma un fenomeno che procede piano inesorabile, che non si può fermare racconta il ricercatore -. Quando perdi la casa di fatto perdi anche il terreno, la coltivazione e devi andare via. Molte persone sono dovute sfollare con quello che avevano addosso. Si sapeva che c'erano i terremoti da una settima, si pensava che eruttasse un vulcano più a sud e invece non è stato così. Non si è formato un nuovo vulcano in città, altrimenti non avrebbero nemmeno fatto in tempo a sfollare le persone». L'ultimo vulcano in quell'isola è arrivato 50 anni fa, in una zona perlopiù disabitata «e, si racconta, fosse molto più spettacolare che adesso, ora la bellezza della natura passa in secondo piano rispetto al dramma che stanno vivendo molte persone. Gli esperti dicono che dovrebbe esserci un quarto del magma di 50 anni fa, quindi presumono che non erutterà a lungo ma in quella zona dell'isola le attività sono sospese. «Questa sarà la prima notte ha spiegato ieri Ghedina che chiuderemo l'osservatorio, perché la cenere è arrivata anteriormente, inoltre le nuvole non permettono di osservare. Abbiamo pulito la cupola e chiudiamo fino a quando le condizioni ripermetteranno di rimetterlo in funzione».ù

 

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Il Gazzettino