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CAMPONOGARA - Secondo le indagini la moglie e altre due donne esercitavano all'interno dell'appartamento di sua proprietà il mestiere più antico del mondo. Mentre la consorte era stata arrestata per sfruttamento della prostituzione, lui e le altre due meretrici erano stati segnalati all'Autorità giudiziaria. Il marito della donna ha però sempre negato ogni addebito, specificando che "non si era mai accorto di nulla".
La dinamica dei fatti
I fatti risalgono al periodo luglio/novembre 2014 e a segnalare ai carabinieri della locale stazione di Camponogara il singolare andirivieni di persone all'interno di un condominio a Calcroci, erano stato i residenti della palazzina, piuttosto infastiditi dal quel continuo via vai di uomini di ogni età.
Sentenza ribaltata
La donna era stata arrestata e accusata di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Oltre a praticare lei stessa, per la medesima attività metteva a disposizione l'alloggio a due sue connazionali. Secondo i militari la donna aveva come complice il marito, che "al bisogno" faceva uscire di casa il loro figlioletto, allora minorenne, portandolo dalla nonna. Per tale motivo anche l'uomo era stato quindi denunciato a piede libero.
Con una sentenza emessa dal Gip del Tribunale di Venezia in data 22 aprile 2016, la donna aveva patteggiato una pena ad un anno di reclusione e il marito condannato ad un anno e 6 mesi di carcere.
L'uomo però ha sempre sostenuto di non essere mai stato a conoscenza dell'attività svolta nell'abitazione dalla moglie durante la sua assenza e per tale motivo, tramite l'avvocato Pascale De Falco, ha successivamente presentato appello. Ieri mattina, nove anni dopo i fatti, il verdetto.
I giudici della Corte d'Appello di Venezia hanno completamente ribaltato la sentenza e lo hanno assolto in quanto non sarebbe stato effettivamente consapevole di ciò che avveniva all'interno della sua abitazione. Per conoscere le esatte motivazioni del verdetto bisognerà attendere 90 giorni.
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