Saltare è la sua specialità, anche quando non c’è una rincorsa da prendere, un volo da fare, un atterraggio sulla sabbia, l’applauso del...
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LA SVOLTA CHE NON ARRIVA
«Ezio Rover (50 medaglie d’oro sulle spalle, oggi alla guida della Fidal di Pordenone ndr) mi ha detto che giovedì si incontrerà con un ministro. Spero che questo sblocchi la mia situazione. Me lo auguro, sarebbe un sogno». Mifri è già stata costretta, lo scorso anno, a rimanere fuori dall’area di gara. Aveva tecnicamente le carte in regola già in estate, a dire il vero, ma per partecipare a un evento internazionale avrebbe dovuto indossare una maglia che non sente sua: quella del Congo, di cui ha in tasca il passaporto. Questo le avrebbe anche pregiudicato la possibilità di indossare in futuro la maglia azzurra. Il suo era diventato un piccolo caso nazionale. I politici si erano affrettati a dire che era inconcepibile che Mifri non potesse rappresentare il Tricolore. Che lo sport deve unire e non dividere. Ma le regole sono regole e per lei non c’è stato alcuno spiraglio. Nessuno sconto. Nessuna flessibilità. Saltare è però la sua specialità e così, giorno dopo giorno, Mifri ha continuato a farlo. «Spero che questo incontro possa sbloccare la mia partecipazione agli Europei – confida in una piccola pausa che si ritaglia dentro l’ennesima giornata di allenamento – perché altrimenti sarò costretta ad aspettare l’8 dicembre, il giorno del mio compleanno, per poter diventare cittadina italiana». Nel suo caso è questione di pochi mesi: a dicembre avrà diritto alla cittadinanza italiana. Ma se la politica facesse la propria parte, forse già ad agosto Mifri potrebbe entrare nell’arena con la maglia azzurra a difendere il titolo italiano, con i colori della sua nazione.
L’ALTERNATIVA
Un’altra scorciatoia per i casi come i suoi ci sarebbe: potrebbe “ereditare” la cittadinanza dai genitori. Ma neppure loro ce la hanno. La madre ha fatto richiesta ma l’incartamento è ancora “ostaggio” della burocrazia. Non è ritornato con il timbro dell’approvazione, tenendo così “inchiodata” la diciassettenne che promette di far parlare di sé parecchio nei prossimi anni, vista la grinta e la determinazione che sta dimostrando anche fuori dalla fettuccia di atletica. Per Mifri, nel frattempo, mentre la burocrazia dimostra tutta la propria inerzia, non rimane altro da fare che continuare a fare quello che fa sempre. Quello che le riesce meglio. Quello per cui, pur non essendo italiana, le è valso il titolo di campionessa italiana. Saltare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino