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PADOVA - C’è una cosa che è più forte della morte: l’amore. Antonio Brogin l’ha dimostrato nella sua lunga battaglia contro la malattia, pensando al futuro di sua figlia. Tutti i giorni, per 10 anni, fino alla fine. Il suo ultimo desiderio era che la sua Camilla indossasse la maglia azzurra agli Europei, vincendo i campionati italiani di kick boxing, conquistando così il pass per la finale di Istanbul. Così Antonio, 64 anni, dal letto d’ospedale, ha impolorato la moglie Nella di non rivelare alla loro figliola le sue reali condizioni. Di non caricarla della triste consapevolezza che gli restavano solo pochi giorni. Perchè «quella gara, Camilla non la deve assolutamente perdere». E il suo sacrificio non è stato vano: Camilla è tornata a casa da Jesolo, dove si disputava la competizione, con la medaglia d’oro al collo. Una vittoria che la 17enne ha dedicato al suo papà, spirato il giorno successivo, dopo aver saputo che la sua campionessa ce l’aveva fatta. «A settembre volerò agli europei - racconta Camilla - ma non sarò sola, papà sarà lì, accanto a me, come ha sempre fatto. Lo troverò tra gli spalti a tifare per me. E sul tatami per aiutarmi a rialzarmi. E io lotterò per lui, per il mio papi, fino alla fine».
APPASSIONATO
D’altro canto Antonio lo sport ce l’aveva nel sangue: l’equitazione. «Papà si era appassionato da giovane e condivise quest’amore con mia madre Nella fin da subito. Non appena ne ebbero l’opportunità, vendettero la loro Bmw per comprare due cavalle, Nina e Frida, e tutto il necessario per mantenerle. Amavano così tanto questi animali che organizzarono addirittura il loro matrimonio in sella a Nina e a Frida, seguiti da tutti gli altri invitati in carrozza o a cavallo». Purtroppo però, quando Camilla aveva solo 7 anni, il padre si ammalò: «Gli fu diagnosticata la sclerosi multipla, malattia neurodegenerativa, ancora priva di una cura, che riduce i malati alla completa disabilità.
IL DOLORE
Le lacrime di gioia per la vittoria, però, nel giro di poche ore, si sono trasformate in lacrime di dolore. «Dovevo uscire con una mia amica per festeggiare la vittoria - racconta Camilla - ma mia mamma mi aveva chiamata al telefono mentre era ancora in ospedale, dicendomi che sarebbe rimasta con mio papà ancora un po’. Ho capito che c’era qualcosa che non andava e così ho iniziato a chiederle cosa stesse succedendo. In poche parole mi ha detto che in pochi giorni papà sarebbe morto. Sono scoppiata a piangere, ho chiamato subito la mia amica dicendole che l’uscita era annullata, poi è venuto a prendermi mio fratello maggiore per cenare a casa con lui, mia cognata e mio nipote e quando sono tornata a casa mia mamma mi ha raccontato tutto. Papà non l’ho visto più». Ma Camilla è certa che la morte non è una sconfitta e non basterà a separarla dal padre. «Fin da piccola mi ha insegnato a lottare, a difendermi da quelle cose da cui lui non poteva più proteggermi, perchè impegnato a combattere contro un nemico più grande: la malattia. E per questo è stata grande la gioia di avergli potuto regalare questa vittoria. Era il suo ultimo desiderio che entrasi in nazionale: ce l’ho fatta, per lui e questo vale più di ogni medaglia». «Non è la Sclerosi che ha sconfitto papà - evidenzia la 17enne - è lui che ha sconfitto lei. Nonostante la malattia abbia cercato in tutti i modi di distruggere il suo corpo, non è riuscita a rovinare l’azzurro dei suoi occhi, il suo sorriso, la sua intelligenza, la sua serietà. Lunedì scorso, quando è morto, è stato lui che ha vinto sulla malattia. Lui mi ha insegnato a lottare, e continuerà a guardarmi e a spronarmi a farlo. Così come anche mia mamma Nella è stata d’esempio. È stata fantastica in questi anni, ha rinunciato a molte cose per dedicarsi a papà. Questo è l’amore». Adesso Camilla pensa a Istanbul: «Volerò agli Europei ad agosto. E so già che non sarò sola. Papà sarà sempre qui al mio fianco. E io combatterò con lui e per lui».
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