QUERO-VAS - Paese che vai, usanza che trovi. Così la strana storia di uno strano licenziamento è arrivata ieri in tribunale davanti al giudice Cristina Cittolin....
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L'EPISODIO Il fatto risale al dicembre del 2015, anche se la genesi è del giorno prima quando E.G., che lavorava come cameriera nel locale, viene licenziata dalla titolare. Un licenziamento orale, senza alcuna lettera come prevedono le normative italiane in materia. La ragazza forse non la prende sul serio o forse vuole vedere come va a finire, e così il primo dicembre di presenta regolarmente al lavoro.
Alla sua vista, la titolare le chiede cosa facesse ancora lì. Ne nasce un alterco nel quale si inserisce anche il figlio della titolare, Miao Ye. Sarebbe stato lui, secondo il racconto della presunta vittima, a metterle le mani addosso, mollandole un ceffone. Non contento, sempre a detta della cameriera, l'avrebbe anche chiusa nel locale, tirando giù pure le serrande. Non si sa come, la ragazza riesce a liberarsi da quella sorta di sequestro e ad avvisare i carabinieri che arrivano sul posto per accertare i fatti. Si fa anche refertare al pronto soccorso che le dà tre giorni per lo schiaffo al volto.
IN AULA Ieri il processo avrebbe dovuto aprirsi con l'audizione della parte offesa, che per non si è presentata e, comunque, non si è costituita parte civile. C'era solo l'avvocato d'ufficio dell'imputato, ovvero Mariangela Sommacal del foro di Belluno.
L'udienza è stata quindi rinviata per poter sentire i testi, in particolare quelli indicati a verbale dalla querelenate tra cui una ex collega che sarebbe stata presente al fatto.
Insomma, una storia ancora tutta da ricostruire. E solo il dibattimento potrà farlo. Anche l'imputato non era presente. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino